Podgorica - Vittoria del filo-occidentale Partito Democratico dei Socialisti del premier Milo Djukanovic in Montenegro. Stando agli exit poll, la forza politica del leader 54enne che da 25 anni guida la piccola repubblica ex jugoslava ha ottenuto il 41% e 36 degli 81 seggi - lontano dalla maggioranza assoluta - seguito dalla formazione filo-russa Fronte Democratico con il 21% (18 seggi) e dalla coalizione moderata Kljuc terza con il 10% (9 seggi). Nove seggi sono andati anche al partito centrista Demokrata ma Djukanovic guarderà anzitutto ai quattro seggi dei socialdemocratici, formazione che ha da poco rotto con Djukanovic dopo esserne stata alleata per un ventennio, e alle minoranze croata, bosniaca e albanese approdate in Parlamento con un seggio a testa.
Il premier montenegrino si è detto certo di riuscire a formare un governo di coalizione: "Appena saranno pubblicati i risultati ufficiali avvieremo con responsabilità i negoziati con possibili partner e sono convinto che in breve tempo si arriverà a un accordo che si tradurrà nel nuovo esecutivo", ha dichiarato.
Se questi dati saranno confermati al partito del premier andranno 38 seggi contro i 20 dei conservatori del Fronte Democratico e i 10 di Kljuc, alleanza di tre formazioni europeiste e partiti d’opposizione intransigenti sulla lotta alla corruzione. I numeri sarebbero sufficienti per il referendum per l'ingresso di Podgorica nella Nato. Un'eventualità contro cui è schierata con forza la Russia, che ha già dovuto ingoiare il boccone amaro dell'Albania 28esimo Stato dell'Alleanza Atlantica. Djukanovic aveva giocato tutte le elezioni sullo slogan: vogliamo essere membri dell'Ue, della Nato o una colonia russa.
Le elezioni sono state segnate da una buona affluenza (73%) ma sopratutto dal piano eversivo di una ventina di estremisti serbi arrestati perchè, stando alla polizia, pianificavano di rapire il premier e di compiere una serie di attentati che dovevano innescare scontri armati nel piccolo Paese adriatico.
Il Montenegro, Paese di 620mila abitanti, nel 2006 si è staccato dalla Serbia che ora è governata da un altro leader europeista, Aleksandar Vucic, anche lui nel mirino degli estremisti ma che ha peraltro detto di non credere all'esistenza di un complotto di estremisti serbi contro Djukanovic. Sullo sfondo delle tensioni di questi giorni c'è lo scontro indiretto tra Nato e Russia sui futuri equilibri nei Balcani. (AGI)