Roma - Dopo la rottura totale tra Stati Uniti e Russia il 3 ottobre scorso, riprendono quota le chance di una possibile intesa per una tregua in Siria. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il segretario di Stato Usa John Kerry si incontreranno sabato prossimo a Losanna, in Svizzera, per discutere della crisi siriana. Al tavolo saranno presenti anche le potenze regionali, rivali tra di loro: tre ostili al regime siriano, Turchia, Qatar e soprattutto Arabia Saudita (culla del wahabismo, l'interpretazione più rigorosa dell'Islam sunnita) e uno l'Iran (patria dello sciismo), alleato in prima linea con la Russia di Damasco.
Mercoledì era stato il Papa a chiedere "una tregua almeno per fare evacuare i bambini. Imploro con tutta la mia forza", ha detto il Pontefice a conclusione dell'udienza generale in piazza San Pietro. Ad Aleppo, un tempo la seconda città più fiorente in Siria, i bombardamenti proseguono, mai così violenti come negli ultimi giorni. E sul piano diplomatico, la comunità internazionale continua - salvo novità sabato - a mostrarsi incapace di trovare un accordo. Il premier Matteo Renzi ha chiesto che la crisi siriana, ma anche i difficili rapporti con la Russia e l'intero 'pacchetto' mediorientale, siano sul tavolo del prossimo Consiglio Ue. E di Siria si parlerà a Villa Madama, dove il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riceve i colleghi francese, Jean-Marc Ayrault, e tedesco, Frank-Walter Steinmeier.
Aleppo ormai è una città-fantasma, ma almeno 250mila persone vivono ancora nei quartieri ribelli, assediate da mesi Almeno 25 civili sono morti martedì nei bombardamenti contro i quartieri ribelli, e cinque persone sono morte in un attacco ribelle nel sud della Siria. L'esercito del regime siriano, appoggiato dalla Russia, bombarda questi quartiere dal 22 settembre. Hanno già perso la vita centinaia di persone, la maggioranza civili. I bombardamenti sono ripresi oggi e hanno causato un numero ancora non chiaro di morti e feriti. La Russia ha decisamente smentito di aver attaccato deliberatamente il convoglio umanitario dell'Onu del 19 settembre: lo ha fatto il portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov, parlando di "isteria russofobica". E se il ministro della Difesa russa, Serghei Shoigu, smentisce che il suo Paese si stia preparando a una nuova Guerra Fredda, il Consiglio della Federazione (il Senato) ha ratificato, nella sessione plenaria odierna, l'accordo sulla presenza delle forze armate di Mosca "a tempo indeterminato" nella base aerea di Khmeymim, a sud-est di Latakia. (AGI)