Roma - Gli Usa non hanno piu' alcun controllo formale sulla rete: da oggi, infatti, la supervisione del sistema dei nomi di dominio, il cosiddetto Dns, ovvero l''indirizzario' Internet, e' passata pienamente nelle mani dell'Icann, l'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, ente no profit californiano. Per i singoli utenti non dovrebbe cambiare nulla ma la svolta nella governance - a cui si lavorava da molti anni - ha una grande importanza dal punto di vista simbolico: la garanzia della piena indipendenza della rete, non piu' sotto il controllo di un singolo Stato ma di un organismo che, almeno in teoria, dovrebbe muoversi sotto l'egida internazionale.
Dal punto di vista pratico il passaggio e' avvenuto con la cessazione di un contratto che assegnava al dipartimento del Commercio Usa un ruolo di supervisione all'interno dell'Icann fin dalla sua fondazione nel 1998. Come sottolinea l'Economist, l'indipendenza del'Icann e' ancora controversa; o, almeno, su di essa si e' spaccata la politica americana. Al punto che i procuratori di quattro Stati hanno cercato di bloccare l'"handover". E i repubblicani, guidati da Ted Cruz, ne hanno fatto una battaglia contro l'amministrazione Obama, rea di voler "dar via internet", facendo il gioco di Cina, Russia e Iran, che avranno cosi' mano piu' facile nel limitare la liberta' online. Anche Donald Trump si e' schierato contro il passaggio: "la liberta' di internet sara' persa per sempre, poiche' non ci sara' modo di recuperarla una volta ceduta", ha avvertito il portavoce della sua campagna, Stephen Miller.
In realta' gli esperti tranquillizzano: come spiegato da Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, sul Washington Post, "i governi autoritari spendono grande energia nel censurare quanto pubblicato online ma lo fanno senza l'Icann". Dalla chiusura del traffico online in Egitto durante la Primavera araba al blocco di YouTube in Pakistan, "l'Icann non ha mai avuto un ruolo in queste censure ne' avrebbe potuto prevenirle". (AGI)