Roma - l'attentato di questa notte a New York ha un punto in comune con quello alla maratona di Boston del 15 aprile 2013: gli ordigni rudimentali piazzati in pentole a pressione. Quello di oggi è il terzo attentato negli Usa in meno di un anno dopo la strage di San Bernardino (14 morti nel dicembre scorso) e quella di Orlando, 50 morti e 53 feriti da un attentatore che ha sparato sulle persone che affollavano un locale gay.
Per l'attentato di Boston, l'8 aprile 2015 Dzhokhar Tsarnaev, il 21enne di origine cecena unico arrestato rimasto in vita, fu è stato condannato a morte. È stato giudicato colpevole di tutti e 30 i capi di accusa, di cui 17 punibili con la morte a partire dall'omicidio delle quattro vittime fino alla cospirazione e all'utilizzo di armi di distruzione di massa.
Tre persone, tra cui un bimbo di otto anni, persero la vita ed altre 264 rimasero ferite in seguito all'esposione dei due ordigni costruiti utilizzando due pentole a pressione nascoste vicino alla linea di arrivo della maratona. Tra i feriti, 17 hanno subito amputazioni agli arti. L'avvocato difensore, Judy Clarke, ha ammesso da subito la colpevolezza del suo assistito che ha compiuto l'attentato insieme al fratello Tamerlan, di 26 anni, rimasto ucciso durante il confronto a fuoco con la polizia. "Non neghiamo il coinvolgimento di Dzhokhar ma se non fosse stato stato per Tamerlan non sarebbe mai accaduto", ha spiegato la Clarke durante il processo rivendicando un ruolo secondario per Dzhokhar che sarebbe stato plagiato dal fratello. (AGI)