Roma - Il numero dei morti in cinque anni e mezzo di guerra in Siria ha ampiamente superato 300.000 mentre sembra reggere la tregua negoziata da Usa e Russia e scattata ieri al tramonto, con l'eccezione delle operazioni contro l'Isis. Le parti si accusano reciprocamente di violazioni, ma di fatto l'Osservatorio siriano per i diritti umani non ha registrato vittime da quando e' entrato in vigore il cessate il fuoco. Estremamente caute le Nazioni Unite: siamo mobilitati, ci stiamo preparando a sfruttare questa grande opportunita' per consegnare gli aiuti umanitari, ma nessun convoglio si muovera' fino a che non ci saranno le necessarie condizioni di sicurezza, ha avvertito un portavoce dell'ufficio di coordinamento per le questioni umanitarie.
Il silenzio e' stato rotto da un bombardamento di caccia non identificati sul villaggio di Andan, nel nord della provincia settentrionale di Aleppo. E razzi sono esplosi, senza causare vittime, nelle province di Hama (centro) e Aleppo (nord). Notte tranquilla ad Aleppo, senza lanci di razzi dei ribelli ne' raid aerei delle forze governative sui quartieri controllati dagli oppositori. Gli abitanti sono rimasti in strada fino alla mezzanotte per celebrare il primo giorno della Festa del sacrificio. Qui, fanno sapere i media di Mosca, una "postazione mobile" di soldati russi sta monitorando "fino all'entrata della citta'" il rispetto della tregua sulla strada Castello, la principale via di rifornimento nei quartieri in mano ai ribelli. Silenzio anche nei dintorni di Damasco, dove non sono caduti razzi.
Secondo l'Osservatorio per i diritti umani, i morti, dall'inizio del conflitto (marzo 2011) sono 301.781, tra cui piu' di 86.000 civili, tra cui 15.099 bambini. Sono poi morti 52.359 combattenti tra ribelli e forze curdo-arabe, 52.031 stranieri, 107.054 tra soldati di Damasco e miliziani filogovernativi. E sono ancora 3.465 le vittime che non e' stato possibile identificare. L'ultimo bilancio fornito dall'organizzazione l'8 agosto era di 292.817 vittime. Intanto e' un giallo l'abbattimento, rivendicato dall'esercito siriano dopo un attacco alle sue posizioni, di un caccia e un drone israeliani, il primo nella provincia meridionale di Quneitra, ai confini con le alture del Golan occupato da Israele, il secondo a ovest di Saassaa, nella provincia di Damasco. Israele ha subito smentito, ma prima dell'annuncio di Damasco, l'esercito aveva confermato di aver bombardato posizioni delle Forze armate siriane dopo la caduta di un razzo proveniente dal territorio siriano, nella parte delle alture del Golan sotto il suo controllo. Un portavoce dell'esercito ha poi sottolineato che probabilmente il razzo non e' stato lanciato intenzionalmente contro Israele, ma e' una "conseguenza del conflitto interno in Siria". Incidenti del genere sono abbastanza frequenti (e' il quarto in nove giorni" e ogni volta che si verificano, Israele punta il dito contro Damasco, indipendentemente dalla provenienza dei razzi. (AGI)