Erbil (Iraq) - "Nostro padre ci ha addestrati e incoraggiati a farci esplodere". E' raggelante il racconto -riportato dal sito di informazioni curdo Rudaw- fatto dal bambino che ieri era stato arrestato dalle forze di sicurezza a Kirkuk, in Iraq, prima che venisse azionata la carica di esplosivo che aveva addosso. Nella confessione, resa di fronte alla polizia irachena, il bimbo, proveniente da Mosul, ha raccontato che il fratello era il kamikaze che si è fatto esplodere (o, con un telecomando, e' stato fatto esplodere) di fronte a una moschea nel quartiere Wasit della stessa Kirkuk.
Il bambino fermato ieri aveva l'esplosivo nascosto sotto un'ampia maglietta con i colori della squadra di calcio del Barcellona e il numero 10, quello di Leo Messi. Ironia della sorte, proprio Messi e' un ambasciatore dell'Unicef, l'organizzazione dell'Onu che cura i diritti dei bambini nel mondo. Il minore era stato bloccato da due agenti per le braccia, impedendogli di muoverle verso l'esplosivo per evitare che potesse esservi una strage simile a quella compiuta da un altro giovanissimo nella turca Gaziantep. (AGI)