Ginevra - Intervenendo oggi davanti al Consiglio di Sicurezza non ha nascosto tutta la propria rabbia per il bagno di sangue in atto ad Aleppo, e l'incapacita' delle Potenze coinvolte di concordare un autentico cessate-il-fuoco, il sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari Umanitari, Stephen O'Brien, che ne e' anche coordinatore per i Soccorsi di Emergenza. O'Brien ha evocato per l'ex capitale economica siriana il rischio di una "catastrofe senza precedenti nei cinque anni di massacri ed eccidi del conflitto", quindi e' sbottato: "Non intendo fingere", ha avvertito i quindici interlocutori, riuniti ad affrontare la crisi per la terza volta in appena un mese. "Sono furente, veramente furente. "Ve lo dico come responsabile umanitario delle Nazioni Unite, questa spietata carneficina che e' la Siria da molto tempo ormai e' passata dal cinismo al peccato, il colmo dell'orrore". Il diplomatico britannico e' poi tornato a sollecitare una tregua "o almeno una pausa di 48 ore" nei combattimenti. Ha elogiato come "positiva" la disponibilita' a sostenerla manifestata dalla Russia, definendola pero' insufficiente "in assenza di garanzie per la sicurezza da parte di tutti i contendenti", e invitando Mosca a mettersi d'accordo in particolare con gli Stati Uniti.
"Noi siamo pronti", ha assicurato O'Brien ai membri del Consiglio. "Una volta che avremo ricevuto semaforo verde, potremo cominciare a far affluire gli aiuti entro una finestra compresa fra le 48 e le 72 ore". A disposizione ci sono una settantina di automezzi pesanti carichi di generi di prima necessita': cinquanta diretti ai quartieri orientali della citta', ancora in mano ai ribelli, da quelli occidentali controllati dai lealisti e dai loro alleati, ulteriori venti in partenza dalla Turchia. In agosto, ha ricordato in conclusione il sottosegretario, nelle zone assediate dalle forze governative "nemmeno un singolo convoglio" e' riuscito finora a entrare. Ad Aleppo proseguono nel frattempo i bombardamenti a tappeto: stando all'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell'opposizione non radicale in esilio con sede a Londra, soltanto oggi almeno altri sette civili sono rimasti uccisi nel sobborgo settentrionale di al-Suqari. Molti anche i feriti, sul cui numero mancano tuttavia dati precisi. (AGI)