Di Salvatore Izzo
Cracovia - "Occorre la disponibilita' ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame; la solidarieta' verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in liberta' e sicurezza la propria fede". E "nello stesso tempo vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre, che costringono tante persone a lasciare le loro case e la loro patria". Con queste parole molto chiare, Papa Francesco ha affrontato di petto, nel suo primo discorso in Polonia, il tema dell'accoglienza che al momento il Paese di San Giovanni Paolo II proprio non riesce ad affrontare. Una di quelle che, nella cornice imponente del Wawel, l'antico Palazzo Reale, Bergoglio ha chiamato "le sfide del momento, che richiedono il coraggio della verita' e un costante impegno etico, affinche' i processi decisionali e operativi come pure le relazioni umane siano sempre rispettosi della dignita' della persona". "Ogni attivita' - ha spiegato il Papa - ne e' coinvolta: anche l'economia, il rapporto con l'ambiente e il modo stesso di gestire il complesso fenomeno migratorio". "Quest'ultimo - ha aggiunto - richiede un supplemento di saggezza e di misericordia, per superare le paure e realizzare il maggior bene". In proposito, il Pontefice ha sottolineato che "la proficua cooperazione nell'ambito internazionale e la reciproca considerazione maturano mediante la coscienza e il rispetto dell'identita' propria e altrui".
"Non puo' esistere dialogo se ciascuno non parte dalla propria identita'", ha affermato, riprendendo il ragionamento proposto ai giornalisti sul volo verso Cracovia quando parlando degli attacchi terroristi di questi giorni ha tenuto a chiarire: "Il mondo e' in guerra perche' ha perso la pace", ma "non si tratta una guerra di religione": la prima parola che viene in mente e' "insicurezza", ma appunto "la parola autentica e' guerra". Quindi, davanti ai 75 giornalisti al seguito, "non abbiamo paura di affermarlo: il mondo e' in guerra perche' ha perduto la pace".
Francesco ha poi ricordato che la Polonia e' un paese dal quale ancora partono migliaia di giovani in cerca di un futuro migliore, con piu' opportunita'". "Occorre individuare - ha detto - le cause dell'emigrazione dalla Polonia, facilitando quanti vogliono ritornare" . "Alla luce della sua millenaria storia, invito la Nazione polacca - ha continuato con voce solenne - a guardare con speranza al futuro e alle questioni che deve affrontare. Tale atteggiamento favorisce un clima di rispetto tra tutte le componenti della societa' e un confronto costruttivo tra le diverse posizioni; inoltre, crea le condizioni migliori per una crescita civile, economica e persino demografica, alimentando la fiducia di offrire una vita buona ai propri figli. Essi infatti non dovranno soltanto affrontare problemi, ma godranno le bellezze del creato, il bene che sapremo compiere e diffondere, la speranza che sapremo donare loro". E qui il Papa ha spiegato che "le stesse politiche sociali a favore della famiglia, primo e fondamentale nucleo della societa', per sovvenire quelle piu' deboli e povere e sostenerle nell'accoglienza responsabile della vita, saranno in questo modo ancora piu' efficaci. La vita va sempre accolta e tutelata - entrambe le cose insieme: accolta e tutelata - ha scandito - dal concepimento alla morte naturale, e tutti siamo chiamati a rispettarla e ad averne cura. Un figlio non sia mai sentito come un peso ma come un dono e le persone piu' deboli non siano abbandonate ma tutelate". (AGI)