Parigi - La Corte di Cassazione francese ha respinto il ricorso di Christine Lagarde e ne ha confermato il rinvio a giudizio. La direttrice dell'Fmi sara' processata dalla Corte di Giustizia della Repubblica, il tribunale che giudica in Francia i ministri nell'esercizio delle loro funzioni, con l'accusa di negligenza nel caso dell'arbitrato del 2008, quando era ministro dell'Economia francese, sul lungo contenzioso relativo alla cessione del gruppo Adidas tra la banca Credit Lyonnais e l'uomo d'affari Bernard Tapie. L'arbitrato si chiuse con il riconoscimento di un indennizzo di 404 milioni euro a Tapie per il comportamento scorretto della banca.
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La vicenda Tapie-Credit Lyonnais che torna oggi agli onori della cronaca e che coinvolge la presidente del Fondo Monetario Internazionale, Cristine Lagardeattraversa la storia politica, economica e giudiziaria della Francia per oltre un ventennio. Protagonista è appunto Bernard Tapie, già patron dell'Olympique Marsiglia campione d'Europa, deputato socialista, uomo vicino a Francoise Mitterand che lo volle ministro agli inizi degli anni '90, convertito al 'sarkozysmo' nel decennio successivo, una delle figure più controverse della scena politico-imprenditoriale d'Oltralpe.
L'affaire inizia nel 1991, quando Tapie compra la quota di maggioranza, l'80%, del prestigioso marchio Adidas facendosi finanziare dall'istituto francese Credit Lyonnais, banca partecipata dallo Stato francese. Passano meno di due anni e Tapie decide di vendere, affida il mandato alla Societe' de Banque Occidentale, filiale del Credit Lyonnais che mette sul mercato Adidas per conto di Tapie. Ma un anno più tardi lo stesso Tapie contesta l'operazione e si rivolge alla magistratura. Si scoprirà in seguito che l'istituto lionese aveva venduto e ricomprato parte delle quote di Adidas attraverso un'operazione condotta da società con sede in un paradiso fiscale, lucrandoci su alcuni milioni di franchi.
Nel frattempo, è il 1995, il Credit fallisce e viene creata una struttura incaricata della liquidazione delle passività della banca francese. La battaglia legale inizia ufficialmente nel 1996 e ci vogliono ben nove anni prima che una prima sentenza venga emessa: la Corte d'Appello di Parigi decide che Tapie deve essere risarcito per danni e l'ex patron dell'Olympique ottiene 135 milioni di euro. Ma l'anno successivo la Corte di Cassazione ribalta la sentenza, finché nel 2007 Tapie chiede di affidare l'affaire' a un collegio arbitrale privato. La richiesta dell'imprenditore ottiene il benestare del Tesoro francese, all'epoca guidato dalla Lagarde, ministro nel governo di Francoise Fillon, mentre all'Eliseo siede Nicolas Sarkozy. È in questo passaggio che che la posizione della Lagarde viene contestata, perché in molti si chiedono il motivo per cui l'attuale presidente del Fondo Monetario decida di affidare la questione a un arbitrato, come chiesto da Tapie, anziché consentire alla giustizia ordinaria di fare il suo corso.
Il collegio dà ragione all'uomo d'affari e il 'marsigliese' ottiene un risarcimento di circa 400 milioni di euro. Socialisti e centristi insorgono, chiedono alla Lagarde di presentare un ricorso contro la decisione arbitrale. Ma la Lagardesi rifiuta di farlo. Nel maggio del 2011 la Corte di Cassazione apre un'indagine sull'attuale numero uno del Fmi, con la pesante ipotesi di reato di abuso d'ufficio. Secondo il procuratore generale Jean Louis Nadal, l'attuale presidente del Fondo avrebbe favorito la decisione arbitrale a favore dell'uomo d'affari francese. La Lagarde viene convocata e interrogata anche di recente, nel maggio scorso, dalla Corte di giustizia della Repubblica, una sorta di tribunale dei ministri cui spetta di verificare se i membri dell'esecutivo abbiano commesso crimini o reati nell'esercizio delle loro funzioni. La Corte decide però di non indagarla ma di considerarla 'testimone assistito', "una posizione - scrive il quotidiano Le Monde - intermedia fra quella del testimone semplice e quella dell'indagato". (AGI)