Il Cairo - Sono atterrati alle 15.30 all'aeroporto internazionale del Cairo gli investigatori italiani del Servizio centrale operativo di polizia (Sco) e del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri (Ros) per colloqui con i colleghi egiziani sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso il 25 gennaio nel centro della metropoli araba e trovato senza vita il 3 febbraio lungo una strada di periferia. Gli investigatori si recheranno al Cairo su invito del procuratore generale egiziano, Nabil Sadeq. La visita durerà un paio di giorni e da essa potrebbe dipendere l'eventuale ritorno al Cairo dell'ambasciatore italiano Maurizio Massari, richiamato a Roma "per consultazioni" l'8 aprile, dopo il fallimento delle riunioni svolte a Roma tra i team investigativi italiano ed egiziano. I colloqui con gli egiziani sono previsti per la giornata di domani, domenica. Nei giorni scorsi le autorità del Cairo hanno acconsentito a cedere agli investigatori italiani parte dei dati telefonici necessari a condurre le indagini sul sequestro del dottorando italiano, torturato a morte e barbaramente ucciso in Egitto.
Mercoledì sera il ministro degli Esteri Sameh Shoukry aveva fatto sapere, attraverso un comunicato, che Italia ed Egitto dovrebbero perseguire "interessi comuni" che non vadano a "beneficio di una sola parte", in riferimento alle precedenti dichiarazioni dell'omologo italiano Paolo Gentiloni sul caso Regeni. "Ho seguito con preoccupazione le dichiarazioni fatte negli ultimi giorni dal ministro degli Esteri italiano sul caso di Giulio Regeni - aveva dichiarato Shoukry - e queste affermazioni non rispondono ad interessi comuni tra i due paesi, ne' riflettono la cooperazione mostrata fin dall'inizio da parte egiziana riguardo a questo incidente. Piuttosto riflettono gli interessi di una sola parte". Shoukry ha confermato che il suo paese continuera' a condividere informazioni con la parte italiana riguardo agli sviluppi nell'inchiesta sull'uccisione di Regeni. "L'Egitto continuerà a informare la parte italiana sugli sviluppi del caso con credibilità e trasparenza", aveva aggiunto il ministro.
Questa settimana, intanto, è emerso che tre mesi dopo la scomparsa di Regeni qualcuno ha effettuato dall'Egitto un accesso all'indirizzo mail personale del giovane. L'accesso è stato probabilmente effettuato da un dispositivo mobile. Dall'analisi dell'indirizzo Ip potrebbero emergere nuovi dettagli. Martedì scorso da una mail inviata "per errore" dal ministero dell'Interno ad alcuni giornalisti egiziani è emerso che il dicastero aveva chiesto alla procura generale egiziana di emettere "un ordine di riservatezza" sul caso. "Per quanto riguarda la gestione mediatica dell'omicidio di Regeni - si legge nel documento letto da 'Agenzia Nova' - e il ritrovamento dei suoi effetti personali nell'abitazione di uno dei componenti della banda ucciso il 24 marzo a Heliopolis, e dopo gli sviluppi medicatici successivi e l'intenzione di alcuni organi di stampa di accusare il ministero dell'Interno in questo caso, chiediamo a sua Eccellenza di coordinarsi con il signor Procuratore generale per emettere un ordine di riservatezza sul caso sino alla fine dell'inchiesta". (AGI)