Londra - Altro duro colpo alla campagna degli euroscettici britannici a favore della Brexit: dopo la netta presa di posizione del presidente statunitense, Barack Obama, anche la candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton, si è dichiarata contraria all'eventuale uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Il referendum si terrà il prossimo 23 giugno; e parlando con il domenicale del Guardian, 'The Observer', un portavoce di Clinton ha detto che "Hillary ritiene che la cooperazione transatlantica sia necessaria e che la cooperazione sia piu' forte se l'Europa è unita. Lei ha sempre dato valore a un forte Regno Unito in una forte Unione europea. E dà valore a una forte voce britannica nell'Ue".
Così, secondo analisti e commentatori, quello di Clinton e' anche un gesto di pieno supporto alle parole di Obama, che venerdì, proprio da Londra, ha ribadito la necessità di "unità" anche in vista di eventuali nuovi negoziati commerciali che, con un Regno Unito al di fuori dell'Ue, "potrebbero richiedere anni". La presa di posizione di Obama ha attirato le ire degli euroscettici e soprattutto del sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson, sempre più figura leader del fronte che vuole il divorzio da Bruxelles e che si oppone al premier David Cameron. Il capo del governo è contrario alla Brexit nonostante sia stato lui stesso a indire la prossima consultazione referendaria "per dare voce ai britannici".
Il presidente Usa, Barack Obama, ritiene che la Gran Bretagna potrebbe impiegare anche "fino a dieci anni" per negoziare accordi commerciali con gli Usa, una volta che il Paese fosse fuori dall'Ue, perché "il maggiore partner commerciale" di Washington è il mercato comunitario.
Obama, che oggi prosegue il suo tour europeo arrivando in Germania, al termine della sua 'tre giorni' nel Regno Unito è tornato ad esprimersi a favore della permanenza britannica nel blocco comunitario, nel referendum del 23 giugno. In un'intervista alla Bbc, il presidente americano -che già venerdì si era espresso contrario la Brexit- ha messo in luce le conseguenze commerciali di un simile passo. "Potrebbero passare cinque anni da ora, forse addirittura 10, per poter arrivare a qualcosa (un trattato commerciale tra i due Paesi; ndr)", ha sottolineato. "Il Regno Unito non potrebbe negoziare qualcosa con gli Usa in modo più rapido che l'Ue", ha spiegato ancora Obama, posto che il suo Paese non abbandonerebbe gli sforzi "per negoziare un accordo commerciale" con il suo "maggiore partner commerciale, il mercato europeo".
E come era già accaduto venerdì, le sue parole hanno irritato gli euroscettici, a cominciare dal sindaco di Londra, Boris Johnson. "Non abbiamo avuto un accordo commerciale con gli Usa in 43 anni. E perché no? Sapete perché no'? Perché siamo dentro l'Unione Europea", ha tagliato corto Johnson. Anche la deputata laburista, Gisela Stuart, che copresiede la campagna favorevole alla Brexit, ha definito alla Bbc "anomalo" che gli Usa insistano sul fatto che il Regno Unito rimanga in "un'organizzazione disfunzionale". (AGI)