Oslo - Un tribunale norvegese ha riconosciuto le rivendicazioni Anders Behring Breivik, nella causa intentata allo Stato per trattamento "inumano" durante la detenzione, dall'autore delle stragi di Oslo e Utoya nel luglio 2011. "La corte ha concluso che le condizioni di detenzione costituiscono un trattamento inumano", ha riferito il tribunale distrettuale della capitale norvegese, sottolineando che l'estremista di estrema destra e' stato tenuto in regime di isolamento per quasi 5 anni, in violazione dell'Articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani. Il giudice Helen Andenaes Sekulic ha tuttavia stabilito che il diritto di Breivik alla corrispondenza non e' stato violato (come invece sosteneva l'autore della strage) e che in questo caso e' stata garantita l'applicazione dell'Articolo 8 della stessa Convenzione.
Dal pc alla palestra, il carcere "duro" dello stragista
Il 37enne estremista aveva chiesto la revoca delle restrizioni sulle sue comunicazioni con l'esterno, per poter tenere contatti con i simpatizzanti, ma le autorita' l'avevano respinta per motivi di sicurezza a causa della "estrema pericolosita'" di Breivik e per prevenire attacchi di qualche suo sostenitore. Breivik e' stato condannato nell'agosto del 2012 a 21 anni di carcere (il massimo della pena in Norvegia) per un attentato dinamitardo a Oslo (8 morti) e per la strage sull'isola di Utoya, 69 morti in una sparatoria, in gran parte adolescenti, avvenuti il 22 luglio 2011. (AGI)