Roma - (di Titti Giammetta) L'Italia ha un "ruolo importante" nella rinascita dell'Iraq. Tra i principali partner commerciali del Paese, con un interscambio intorno ai 4 miliardi di euro, è in prima linea nell'addestramento delle forze di sicurezza locali nella battaglia contro l'Isis, e ora, con il gruppo Trevi, è anche impegnata nel rilancio di un'infrastruttura strategica per l'economia locale. A parlare è il nuovo ambasciatore di Baghdad in Italia, Ahmad Bamarni, diplomatico di origine curda ed ex rappresentante dell'Iraq in Svezia che ha scelto il Bel Paese come meta privilegiata.
"L'Italia - ha detto Bamarni in un'intervista nella sede dell'AGI - è tra i primi partner dell'Iraq. Solo qualche settimana fa a Baghdad è stato inaugurato un centro culturale italo-iracheno per l'archeologia gestito dal Centro ricerche di Torino, Crast. Crediamo che Roma possa giocare un ruolo molto importante e a tutto campo nel futuro del Paese".
Sul fronte poi dell'addestramento della polizia locale, ha proseguito il diplomatico, "le forze di sicurezza italiane rappresentano la seconda presenza nel Paese dopo gli Usa". "E siamo molto grati ai vostri Carabinieri" ha aggiunto Bamarni. Le nuove "sfide" sono poi già iniziate. Come quella della diga di Mosul con il contratto firmato all'inizio di marzo dal gruppo Trevi per i lavori di consolidamento e per i quali l'Italia invierà circa 500 militari. "A Roma ho incontrato i vertici del ministero della Difesa e del ministero degli Esteri. Ho parlato anche con il comandante dei Carabinieri - ha proseguito il diplomatico - su come aiutare e facilitare i vostri soldati a Mosul". "Non ci saranno problemi per i militari italiani a difesa della diga, perché il tutto è frutto di un accordo tra due governi. La forza militare difensiva che rappresentano sara' accettata da tutti" ha garantito l'ambasciatore.
Intanto il Paese è impegnato in un faticoso iter politico per l'insediamento di un governo tecnico sotto la guida del premier Haider al Abadi. "L'Iraq - ha detto Bamarni - ha un'esperienza nuova di democrazia e oggi quello che succede e' molto salutare per il Paese. E' l'inizio di un vero processo democratico". "Insediare dei tecnocrati e' di fatto un primo passo per avviare riforme. Penso - ha proseguito - che alla fine questo nuovo esecutivo verrà accettato da tutti e sono ottimista sulla possibilità di un accordo". Ora, l'appuntamento del 21 per il voto di fiducia del Parlamento dopo una lunga impasse politica e la modifica ripetuta della squadra. "Il problema è che l'Iraq - ha commentato Bamarni - è una democrazia giovane e dopo 35 anni di dittatura non ha alle spalle una tradizione in questo senso. Ma per la prima volta nella mia vita sono ottimista. So che questo è un periodo di transizione, con alti e bassi. Ma alla fine l'accordo ci sarà".
A preoccupare invece l'ambasciatore è il Daesh. E anche qui, in una battaglia che si combatte su piu' fronti, l'Italia e' in prima linea. "L'addestramento delle nostre forze militari ha avuto effetti - ha detto l'ambasciatore - sul modo in cui siamo riusciti a stabilizzare le aree liberate". "Senza il contributo dell'Italia e della comunita' internazionale il nostro compito sarebbe stato molto piu' difficile" ha aggiunto. Resta il fatto, ha aggiunto, "che come abbiamo sempre detto non vogliamo truppe di terra. Abbiamo bisogno dalla comunita' internazionale di formazione, assistenza, advisor, ma niente attacchi di terra ne' raid aerei sulle citta'. Target sì, ma nessun bombardamento che possa coinvolgere civili".
L'Iraq intanto prosegue sulla via di una difficile ripresa economica, rilancio possibile tenuto conto delle risorse immense del Paese. Prima tra tutte quella del petrolio: "Si tratta - ha spiegato il diplomatico - del 95% delle nostre entrate". Introiti minacciati - ha fatto capire l'ambasciatore - anche dal rientro sul mercato delle quote iraniane. Domenica l'Iraq sarà uno dei protagonisti del Summit dell'Opec che si svolgera' a Doha e dove si cerchera' di raggiungere un accordo per il congelamento delle quote. "Non sono un esperto - ha detto Bamarni - ma un prezzo 'giusto' del greggio potrebbe essere sui 60 dollari al barile". "Sarebbe corretto per il nostro Paese ma anche per i consumatori". Certo, ha aggiunto "tutto dipendera' dalla domanda". "E' un momento difficile comunque e lo ha capito anche la comunita' internazionale che, in occasione del G7 di Hiroshima, che si e' impegnata a sostenerci". "Il Daesh è stata una catastrofe anche economica - ha sottolineato Bamarni - e il livello dei 100-120 dollari e' ormai sfumato, anche se non e' detto che non possa tornare".
Ora pero' bisogna diversificare l'economia e "tutti gli sforzi del governo sono concentrati sul come far marciare il Paese su piu' fronti". "Abbiamo due grandi fiumi, il Tigri e l'Eufrate, una terra fertile, il clima favorevole. Non solo, il popolo iracheno e' ricco di cultura e 'savoir faire'" ha ricordato Bamarni. "Gli occhi sono puntati sull'agricoltura del Paese e i politici si chiedono come poter sfruttare al massimo questo settore". L'Italia in questo può esserci di grande aiuto, ha detto il diplomatico: "Abbiamo iniziato a produrre coltivazioni in serra. Ma dobbiamo ricostruire tutto. Milioni di ettari di terreno coltivabili distrutti dal regime di Saddam Hussein. Le prime iniziative concrete stanno nascendo". Ne e' esempio il progetto in Kurdistan per piantare olive e avviare una produzione di olio di oliva: un'iniziativa italiana gestita dal Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei.
"Abbiamo anche la carta del turismo da giocare - ha concluso l'ambasciatore - quello religioso, con circa 15 milioni di persone che arrivano ogni anno. Ma anche valli e le montagne, dove si puo' addirittura sciare. Le stazioni sono ancora poco attrezzate, ma possono essere sviluppate per attirare turisti, magari anche europei". (AGI)