Ottawa - Allarme suicidi tra i nativi canadesi: il fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti, tanto che in un'isolata comunita' settentrionale nell'Ontario e' stato decretato lo stato d'emergenza dopo che solo a marzo in 28 hanno tentato di togliersi la vita, oltre 100 dallo scorso settembre. E non e' la sola: come riferisce la Bbc, in un'altra comunita' nella provincia occidentale di Manitoba, in due mesi 6 persone si sono suicidate mentre in 140 ci hanno provato nelle ultime due settimane. Nel Paese vivono 1,4 milioni di indigeni, affetti da un alto livello di poverta' con un'aspettativa di vita inferiore a quella nazionale.
Il governo delle "Prime Nazioni", che riunisce i nativi , si e' attivato per affrontare la crisi, cosi' come l'agenzia federale della Salute canadese, che ha inviato due consulenti. Sulla questione e' intervenuto anche il premier, Justin Trudeau, che ha definito la vicenda "straziante", promettendo impegno per "migliorare le condizioni di vita di tutti i popoli indigeni". Ma come ha sottolineato un deputato locale, Charlie Angus, "questa e' una crisi sistemica che affligge le comunita'" e "finora non c'e' stata una risposta seria a nessun livello di governo". A lanciare l'allarme, e' stato il capo del villaggio di Attawapiskat, Bruce Shisheesh, che ha messo in guardia dal moltiplicarsi dei tentativi di suicidio nella sua comunita' di 2mila anime, isolata nel nord del Canada. Dopo aver registrato 11 casi in un solo giorno, Shisheesh ha decretato lo stato d'emergenza. Il governo di Trudeau ha promesso uno stanziamento di 8,4 miliardi di dollari in 5 anni per intervenire su infrastrutture sociali, alloggi e istruzione. (AGI)