Roma - Sull'onda delle rilevazioni dei Panama Papers, la comunita' internazionale chiede di combattere l'opacita' fiscale di Panama e sollecita il Paese latinoamericano a rispettare le regole di trasparenza internazionale. La Francia guida il pressing sulle autorita' di Panama e ha annunciato che tornera' a mettere il Paese nella lista dei paradisi fiscali, da cui l'aveva cancellato quattro anni fa. Il ministro delle Finanze, Michel Sapin, ha annunciato che chiedera' ai 34 Paesi dell'Ocse (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico) di reinserire il Paese nella 'lista nera'. Il ministro ha indicato che la questione potrebbe dibattersi in una riunione del G20 prevista la settimana prossima a Washington. Alla pressione della Francia potrebbero unirsi anche gli Stati Uniti, la prima economia mondiale, storicamente legata a Panama, creata strappando il terreno per creare il canale alla Colombia, del quale sono stati gestori fino al 1999. La polizia svizzera ha perquisito il quartier generale della Uefa a Ginevra per cercare elementi utili per l'indagine.
Secondo il Guardian tra le personalita' coinvolte risulterebbe anche l'attuale presidente della Fifa, Gianni Infantino, in precedenza segretario generale della Uefa. Infantino ha smentito qualsiasi accusa. Secondo il britannico Guardian la presenza di Infantino nella lista dei sospetti evasori pubblicata domenica risale a quando era direttore degli affari legali della Uefa, priam di diventarne segretario generale nel 2009. Nei 'Panama Papers' risulterebbero contratti co-firmati da Infantino tra il 2003 ed il 2006 con Hugo Jinkins, secondo gli inquirenti Usa una delle persone coinvolte nello scandalo Fifa. L'italo-svizzero Infantino aveva co-firmato i contratti per la cessione al mercato sudamericano della Champions League, la Uefa e la Supercup (2003-2006 e 2006-2009), ad una societa' argentina chiamata 'Cross Trading per la somma di 111.000 dollari che a sua volta rivendette i diritti tv alla rete ecuadoregna Teleamazonas a 311.170 dollari, circa 3 volte la somma pagata alla Uefa. Cross Trading e' una sussidiaria della societa' Full Play di proprieta' di Jinkins che lo scorso anno e' stato accusato dalle autorita' Usa di aver versato mazzette ai vertici Fifa per ottenere i diritti media e che da allora, con il figlio Mariano, e' agli arresti domiciliari in Argentina. A Londra continua la pressione sul premier David Cameron per il fondo co-fondato dal padre alle Bahamas.
Downing Street ha difeso la posizione di Cameron affermando che "non ci sono fondi offshore di cui il primo ministro o la sua famiglia avranno beneficio in futuro". Intanto continuano le rivelazioni. Si e' saputo, per esempio, che il presidente degli Emirati Arabi Uniti possiede un vero e proprio impero immobiliare a Londra, un impero del valore di 1.5 miliardi di euro, messo insieme proprio tramite la societa' di off-shore che fanno capo allo studio legale panamense, Mossack Fonseca, all'origine dello scandalo dei cosiddetti Panama Papers. In realta' non c'e' niente di illegale nella pratica, ma nel caso del presidente emiratino, il portafoglio immobiliare e' davvero imponente, pari a 1,2 miliardi di sterline (1,5 miliardi di euro). Si e' saputo anche che un fondo d'investimento lussemburghese, oggi fallito ma guidato fino al 2014 dall'ex direttore generale dell'Fmi Dominique Strauss-Kahn, aiuto' a creare 31 societa' offshore in diversi paradisi fiscali. Il fondo "Leyne, Strauss-Kahn & Partners" (LSK), creato dal suo socio Thierry Leyne, apri' e gesti' fondi in paradisi fiscali. (AGI)