Roma - Sull'onda delle rilevazioni dei Panama Papers, la comunita' internazionale chiede di combattere l'opacita' fiscale di Panama e sollecita il Paese latinoamericano a rispettare le regole di trasparenza internazionale La Francia guida il pressing sulle autorita' di Panama e ha annunciato che tornera' a mettere il Paese nella lista dei paradisi fiscali, da cui l'aveva cancellato quattro anni fa. Il ministro delle Finanze, Michel Sapin, ha annunciato che chiedera' ai 34 Paesi dell'Ocse (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico) di reinserire il Paese nella 'lista nera'. Il ministro ha indicato che la questione potrebbe dibattersi in una riunione del G20 prevista la settimana prossima a Washington. Alla pressione della Francia potrebbero unirsi anche gli Stati Uniti, la prima economia mondiale, storicamente legata a Panama, di cui era 'proprietaria' del canale fino al 1999. "La questione dell'evasione fiscale e' un problema enorme", ha detto il presidente Barack Obama, chiedendo di indurire la legislazione in vigore e rafforzare la cooperazione internazionale. Intanto continuano le rivelazioni. Si e' saputo, per esempio, che il presidente degli Emirati Arabi Uniti possiede un vero e proprio impero immobiliare a Londra, un impero del valore di 1.5 miliardi di euro, messo insieme proprio tramite la societa' di off-shore che fanno capo allo studio legale panamense, Mossack Fonseca, all'origine dello scandalo dei cosiddetti Panama Papers. In realta' non c'e' niente di illegale nella pratica, ma nel caso del presidente emiratino, il portafoglio immobiliare e' davvero imponente, pari a 1,2 miliardi di sterline (1,5 miliardi di euro). La presenza immobiliare a Londra della famiglia regnante di Abu Dhabi, di cui lo sceicco Khalifa Ben Zayed Al-Nahyan e' l'emiro, era gia' nota, ma non di queste dimensioni. Tra le proprieta' dell'emiro, l'edificio monumentale dove ha sede il grande magazzino BHS a Oxford Street, ma anche -tra le altre proprieta'- una boutique Hermes sulla prestigiosa arteria di Mayfair. Oltre all'emiro di abu Dhabi, il Guardian cita tra gli proprietari che utilizzano i servizi di Mossack Fonseca, Mariam Safdar, la figlia del premier pakistano, Nawaz Sharif, e l'ex premier iracheno, Ayad Allawi. Si e' saputo anche che un fondo d'investimento lussemburghese, oggi fallito ma guidato fino al 2014 dall'ex direttore generale dell'Fmi Dominique Strauss-Kahn, aiuto' a creare 31 societa' offshore in diversi paradisi fiscali. Il fondo "Leyne, Strauss-Kahn & Partners" (LSK), creato dal suo socio Thierry Leyne, apri' e gesti' fondi in paradisi fiscali. (AGI)