Londra - Dagli archivi nazisti emerge un'accusa infamante, respinta con forza, all'Associated Press, che quest'anno ha festeggiato 170 anni di attivita'. La principale agenzia di stampa americana, riferisce il britannico Guardian, citando materiale d'archivio scovato da storici tedeschi, fu l'unica testata occidentale che riuscì a rimanere nella Germania di Adolf Hitler, mentre le rivali venivano espulse, fino all'entrata in guerra degli Stati Uniti (7 dicembre 1941) perché strinse un patto con il diavolo: diventare il megafono della propaganda nazista negli Usa.
"La Associated Press - scrive il Guardian - che si descrive come 'il corpo dei marine del giornalismo' ('sempre i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via') strinse un accordo di collaborazione formale con il regime di Hitler nel 1933 fornendo ai giornali americani materiale prodotto e selezionato direttamente dal ministero della Propaganda nazista (guidato da Joseph Goebbels)". In un articolo pubblicato sulla rivista 'Studies in Contemporary History', la storica tedesca Harriet Scharnberg dimostra non solo che l'Ap fu in grado di restare in Germania ma di stringere un "accordo di collaborazione con benefici reciproci con il regime nazista. L'agenzia cedette il controllo dei suoi pezzi aderendo alla la cosiddetta 'Schriftleitergesetz' (legge editoriale), promettendo di non pubblicare materiale 'teso ad indebolire la forza del Reich all'estero e all'interno' ".
Questa legge, tra l'altro, obbligava l'Ap "ad assumere reporter che lavoravano anche per la propaganda nazista. Uno dei 4 fotografi dell'Associate Press negli anni '30, Franz Roth, era un membro della divisione propaganda delle forze paramilitari delle SS (Waffen), i cui fotografi erano scelti personalmente da Hitler. Ap - sostiene il Guardian - ha rimosso le foto di Roth dal suo sito web da quando (la professoressa) Scharnberg ha pubblicato le sue scoperte".
Secondo il quotidiano progressista britannico la AP "ha anche consentito al regime nazista di usare il suo archivio fotografico per le sue pubblicazioni di propaganda violentemente antisemita". Tra questi si cita "una brochure tra le piu' diffuse delle SS 'Der Untermensh' ('Il sub-umano')"
Per il Guardian l'accordo non solo consentiva all'Ap di continuare a scrivere della Germania ma permetteva ai nazisti di celare i loro crimini "descrivendo una guerra di sterminio come un conflitto convenzionale"
Come esempio il Guardian cita il servizio sull'invasione nel giugno 1941 della citta' ucraina di Leopoli. "Appena i nazisti scoprirono i massacri compiuti dalle truppe sovietiche (Leopoli era nel 1918 la capitale dell'Armata Bianca che combatteva contro i bolscevichi e quindi considerata covo di nemici da Stalin, ndr) organizzarono per vendetta un pogrom (massacro) di ebrei locali. Le foto del succitato fotografo dell'Ap Franz Roth dei corpi senza vita nelle prigioni di Leopoli vennero selezionate su ordine personale di Hitler e distribuite alla stampa americana attraverso" l'agenzia americana. E "invece di ricevere le foto del pogrom durato giorni con migliaia di ebrei massacrati, alla stampa americana vennero inviate solo quelle delle vittime della polizia sovietica e dei criminali di guerra del'Armata Rossa", ha spiegato la storica tedesca al Guardian, sottolineando come era quindi la propaganda nazista a decidere cosa mostrare alla stampa americana. Stati Uniti, che fino all'attacco giapponese su Pearl Harbour di dicembre, erano in maggioranza isolazionisti e contrari a farsi coinvolgere nel conflitto.
Un portavoce di Ap ha dichiarato al Guardian che l'agenzia "respinge il solo concetto di aver deliberatamente collaborato con il regime nazista". Il Guardian replica ricordando come "le relazioni di Ap con i regimi totalitari abbiano avuto un seguito da quando a gennaio del 2012 Ap divenne la prima agenzia di stampa occidentale ad aprire una redazione in Corea del Nord". Paese da dove secondo il sito 'NK News', specializzato in notizia sul regime di Pyongyang, uno dei vertici di Ap l'anno prima "si accordo' per distribuire materiale propdotto dalla propaganda nordcoreana a nome Ap". Un deja vu, lascia intende il Guardian. (AGI)