Bruxelles - Foto-choc e interviste incalzanti ai feriti, collegamenti in diretta dai luoghi delle operazioni che lasciano capire dove si concentrano le ricerche della polizia, falsi scoop smentiti nel giro di poche ore e identikit sballati: la copertura mediatica dopo le stragi di Bruxelles si è trasformata a tratti in una piccola Waterloo e sui social si sono scatenate molte critiche che hanno preso di mira media belgi e stranieri, accusati di aver anteposto la voglia di visibilità allo scrupolo professionale.
Caso emblematico è stata la notizia data dal sito di un quotidiano popolare locale dell'arresto di un sospetto, Najim Laachraoui, che invece era tra i kamikaze di Zaventem, o la diffusione del presunto identikit di un ricercato che la procura federale ha liquidato come "non pertinente". "Rivelazioni" che, nel giro di pochi minuti, erano state rilanciate da centinaia di tv e siti in tutto il mondo, dandogli i crismi di una veridicità che non potevano avere. Si riapre così il solito dibattito se sia giusto diffondere informazioni non ufficiali e non verificate su temi così sensibili, magari per alimentare una diretta di molte ore o fare il titolo per un sito affamato di novità sulla storia del giorno. Oppure fare collegamenti tv che rischiano di rivelare dettagli su operazioni in corso che potrebbero aiutare i terroristi. Diversi i commenti dei lettori sui vari "forum" aperti dai media belgi dopo gli attacchi di martedì con molti che distinguono fra chi verifica la notizia prima di diffonderla e chi invece la spara appena una "fonte di polizia" o di altro genere gliela fa filtrare. "Preferisco non guardare altri siti, ci sono troppe informazioni e mi confondo", ha scritto un lettore di Le Soir.
Le Monde ha dedicato un lungo articolo alle troppe notizie non verificate diffuse durante le indagini sulle stragi, anche "da media che non hanno la loro sede in Belgio e quindi non hanno accesso alle fondi giudiziarie e di polizia, il che gli impedisce di verificare le notizie". Una psicologa, intervistata dal sito francese Telerama specializzato sulla televisione, parla di "canali all news che funzionano come un cervello traumatizzato" di fronte a tragedie come quella di Bruxelles, rilanciando immagini catturate dagli smartphone, a volte senza alcun filtro, solo per lo zelo di mostrare il più possibile. L'altro aspetto riguarda infatti la dignità e la privacy delle vittime, a volte sbattute in prima pagina senza alcun riguardo come nel caso della foto della hostess indiana insanguinata e con la camicetta strappata divenuta, suo malgrado, il simbolo della strage all'aeroporto di Zaventem. A questo riguardo la donna georgiana autrice di un'altra foto-choc, quella che ritrae l'ex cestista Sebastien Bellin ferito alla gamba e steso a terra in attesa dei soccorsi all'aeroporto, si è pentita e ha dichiarato al giornale fiammingo Der Standaard di volergli chiedere scusa per aver diffuso la sua immagine. (AGI)