Bruxelles - Sono 300.000 gli italiani residenti in Belgio registrati all'Aire, 30.000 dei quali vivono a Bruxelles, di cui rappresentano la terza comunità straniera dopo marocchini e francesi. Solo nella Commissione europea lavorano quotidianamente 3.858 italiani, il 12% del personale dell'esecutivo comunitario, a cui si aggiungono i 692 del Parlamento europeo e qualche centinaio al Consiglio, oltre ai numerosissimi stagisti. Ci sono poi gli italiani di seconda o terza generazione, cittadini belgi nati da italiani immigrati come Elio di Rupo, l'ex premier belga ora leader del Partito socialista e sindaco di Mons, i cui genitori arrivarono nel 1947 dall'Abruzzo. C'e' anche una pagina Facebook, "Italiani a Bruxelles", con oltre 18.000 iscritti e che in questi giorni e' un po' il termometro degli umori dei connazionali che vivono nella capitale belga dopo le stragi dell'Isis.
"Ho paura a uscire di casa, ad andare al lavoro, a prendere anche solo il tram", scrive Akire. "Ciao a tutti. Sono alla ricerca di una stanza dove andare a vivere dal primo aprile", chiede Annarita, che nonostante tutto a Bruxelles intende venirci e incarna la "resilience", quella capacita' di resistere e andare avanti che i giovani italiani all'estero hanno gia' dimostrato dopo la strage del pullman in Catalogna. Dei 18.445 iscritti molti sono gia' a Bruxelles, altri, come Annarita, arriveranno. Una piccola ma conosciuta comunita' che non fa che parlare di quanto avvenuto all'aeroporto e nella stazione di Maalbeek. La bacheca e' intasata di messaggi di persone che chiedono informazioni su come tornare in Italia, se qualcuno sa quando verra' riaperto il traffico aereo a Zaventem. La comunita' italiana si da' una mano come puo', in questi momenti. ItaLietta, nick-name di uno degli amministratori, ha creato un unico post con link annesso per quanti vogliono partire in questi giorni in auto, via car-sharing. C'e' una parte di Italia, a Bruxelles, incredula, ma che si fa coraggio: "Non bisogna farsi prendere dalla paura": e' Yuri, che lascia un messaggio ad Akire, l'iscritta che trema all'idea di uscire di casa. Probabilmente non si conoscono e non si sono mai visti, ma la difficolta' li unisce. Storie piccole e grandi, racchiuse in brevi post o lunghi sfoghi. E' l'Italia non ufficiale, ma comunque presente. E' qui che si apprende delle ricerche di Patricia Rizzo, funzionaria italiana che lavorava per un'agenzia legata alla Commissione europea e che potrebbe figurare tra le vittime delle stragi. (AGI)