Roma - Un intervento militare esterno in Libia "rischia di portarci in una situazione che può sfuggire di mano e provocare sviluppi incontrollabili": parola del presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, che mette in guardia dai rischi di una missione militare nel Paese mediterraneo, il rischio di una situazione quale quella di Somalia o Afghanistan: "Ci sono stati interventi stranieri più di trent'anni fa e quali progressi sono stati raggiunti da allora?". "Voglio essere molto sincero, perche' l'Italia e' un paese amico dell'Egitto ed entrambi siamo molto interessati alla sicurezza nel Mediterraneo", dice in un'intervista a Repubblica, a proposito di un intervento italiano nel Paese mediterraneo. "Prima di tutto bisogna chiedersi: qual e' la exit strategy?". E in ogni caso, sottolinea, "e' molto importante che ogni iniziativa italiana, europea o internazionale avvenga su richiesta libica e sotto il mandato delle Nazioni Unite e della Lega Araba". In Libia, dove tra l'altro -fa notare il generale egiziano -l'Isis non è l'unico problema, perche' vi operano diverse altre organizzazioni jihadiste spesso avversarie tra di loro, l'Egitto segue un'altra strategia: da quasi due anni appoggia l'Esercito nazionale libico del generale Haftar, l'armata legata al Parlamento di Tobruk. "Ci sono risultati positivi che si possono raggiungere sostenendo l'Esercito nazionale libico", spiega. "E questi risultati si possono ottenere prima che noi ci assumiamo la responsabilità di un intervento. Se forniamo armi e supporto all'Esercito nazionale libico, può fare il lavoro molto meglio di chiunque altro, meglio di ogni intervento esterno che rischia invece di portarci in una situazione che può sfuggire di mano e provocare sviluppi incontrollabili". (AGI)