Tripoli - Un gruppo di miliziani armati ha attaccato ieri la moschea di Mizaran, nel centro di Tripoli, in Libia. Secondo quanto riferiscono fonti locali citate dal sito internet Akhbar Libya 24, l'assalto ha provocato il crollo di parte dell'edificio. Si ritiene che la moschea sia stata colpita da un gruppo salafita estremista perché al suo interno ospita la tomba di uno sceicco libico, Ramadan Mizaran, insieme ad altri sepolcri. La stessa moschea e' stata oggetto di un analogo attacco solo un anno e mezzo fa. Si tratta di una delle moschee più note di Tripoli, ma non e' l'unica in citta' ad aver subito negli ultimi anni attacchi da parte dei gruppi estremisti.
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Sempre ieri, i membri del Consiglio di presidenza del governo di riconciliazione nazionale sostenuto dall'Onu hanno incontrato gli esponenti della commissione per la sicurezza incaricata di riportare l'esecutivo a Tripoli. Secondo quanto riferisce Akhbar Libya 24, nel corso della riunione si è discusso delle iniziative da intraprendere per garantire un ritorno del nuovo governo nella capitale libica. La riunione è stata convocata alla luce delle minacce rivolte dal governo di Tripoli, non riconosciuto dallacomunita' internazionale, nei confronti del premier Fayez alSarraj nel caso in cui decidesse di rientrare in città. Il capo del cosiddetto 'governo di salvezza nazionale' libico che controlla Tripoli ha infatti annunciato che non consentirà al nuovo esecutivo di riconciliazione nazionale di insediarsi facilmente nella capitale. Khalifa Ghweil, questo il nome del leader dell'esecutivo attivo nella Tripolitania, ha spiegato in un'intervista all'emittente televisiva libica al Naba, vicina al suo governo, che non intende in alcun modo cedere il potere al Consiglio presidenziale libico. Ghweil ha negato quanto diffuso dai media locali e dai social network circa un suo presunto viaggio a Tunisi, dove si riunisce temporaneamente il governo di riconciliazione libico, per assicurare ad al Sarraj e all'inviato dell'Onu, Martin Kobler, un sicuro e pronto insediamento a Tripoli.
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Intanto il direttore della compagnia elettrica libica di Bengasi, Salah al Abari, ha reso noto che "nonostante la riconquista di buona parte della città da parte dell'esercito sono necessari almeno 6 mesi per il ritorno del servizio alla normalità". Parlando ai media libici, il funzionario della compagnia elettrica chiede pazienza agli abitanti della citta' orientale libica, spiegando di avere bisogno di "almeno sei mesi di tempo e difondi per completare i lavori di ristrutturazione degliimpianti distrutti o danneggiati dai combattimenti". Al Abari ha inoltre denunciato "il problema dei furti di materiale che ci costringono a dar vita a nuovi impianti e a nuove reti che hanno costi molto alti". Da quando le forze del generale Khalifa Haftar, ministro della Difesa del governo transitorio libico di Tobruk, hanno conquistato alcuni punti strategici,come la caserma 17 febbraio, la situazione nel centro è di calma relativa. Gli scontri continuano in periferia e in particolare nella zona di Umm Mabruka, a ovest di Bengasi. Secondo quanto ha reso noto il portavoce delle forze speciali dell'Esercito libico, colonnello Milud al Zawi, le forze di Haftar hanno intercettato i terroristi dell'Isis mentre tentavano di prendere il controllo di questa zona considerata strategica. Il conflitto a fuoco, avvenuto duegiorni fa, è andato avanti per ore e ha consentito ai soldati libici di occupare diverse postazioni e disequestrare l'artiglieria in mano allo Stato islamico. Il bilancio degli scontri è stato di un morto e sette ferititra le fila dell'esercito e' ha visto l'intervento dei caccia libici. (AGI)