Roma - "Gli interventi non sono la soluzione, ma a volte possono aggravare il problema: il governo italiano non si fara' trascinare in avventure inutili e perfino pericolose per la nostra sicurezza nazionale". Paolo Gentiloni riferisce in Senato sulla Libia e ribadisce a palazzo Madama la posizione del governo italiano, replicando in maniera netta alle fughe in avanti degli alleati che nei giorni scorsi hanno parlato di migliaia di uomini italiani pronti a sbarcare nel paese. "A chi snocciala cifre di soldati - dice Gentiloni facendo riferimento alle parole dell'ambasciatore americano John Phillips - aggiunge - ricordo che la Libia ha una estensione sei volte maggiore l'Italia. Non e' proprio un teatro facile per esibizioni muscolari. Non siamo sensibili al rullare di tamburi o a radiose giornate interventiste".
Gentiloni esprime il cordoglio del governo per la tragica morte di Salvatore Failla e Fausto Piano e ricostruisce in aula la vicenda del rapimento dei nostri connazionali. Spiega che si tratta di una vicenda che presenta ancora "molti punti oscuri", ma il Copasir sara' informato costantemente sulle novita' delle inchieste. Poi esclude che nel rapimento dei tecnici della sia convolto l'Isis, "non sono emersi elementi di riconducibilita' a Daesh in Libia, ne' ci sono state rivendicazioni. Al momento - spiega - l'ipotesi piu' accreditata e' quella di un'azione di un gruppo criminale filo islamico". Il ministro degli Esteri chiede ai senatori di evitare le polemiche, perche' "e' in circostanze come questa che il Parlamento e' chiamato a mostrare il volto di un'Italia coesa che si stringe attorno alle vittime., lasciandosi alle spalle bagarre e polemiche di parte". Poi chiarisce che per la liberazione di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, l'Italia non ha "pagato alcun riscatto: la ricerca della verita' e' doverosa - continua - ma questo on vuol dire in alcun modo avallare voci, insinuazioni e strumentalizzazioni".
La situazione in Libia continua a essere preoccupante, prosegue il titolare della Farnesina, "bisogna evitare il collasso del Paese che trasformerebbe la Libia in una polveriera. Questo e' il nostro interesse". Ma per fare questo non e' detto che serva un intervento immediato e con gli 'stivali sul terreno', chiarisce Gentiloni. "Lavoriamo per rispondere a eventuali richieste di maggiore sicurezza da parte del governo libico, niente di piu' e niente di meno. Lo faremo nel rispetto della Costituzione e con il via libera del Parlamento", ribadisce. L'accordo di Roma, continua Gentiloni, "per quanto fragile e' la base su cui lavorare. Continueremo ad apoggiare il tentativo di formazione di un governo di unita'".
"Vedo consolidarsi il Daesh in Libia e oggi ci sono "5mila combattenti di Daesh" nell'area, "concentrati a Sirte, capaci di compiere incursioni pericolose sia nella Mezzaluna petrolifera che nel nord-ovest", dice Gentiloni ribadendo l'impegno del governo italiano di "contrasto al terrorismo". Ma un intervento immediato e in forze del nostro Paese, almeno per il momento, e' fuori discussione, ribadisce. "A chi agita la minaccia di Daesh, che e' reale e dalla quale dobbiamo difenderci per invocare interventi militari, rispondiamo che gli interventi militari non sono la soluzione, talvolta, possono perfino aggravare il problema. Il Governo difendera' il Paese dalla minaccia terroristica con le azioni proporzionate che saranno necessarie e interverra', se e quando possibile, per rispondere alle richieste di sicurezza di un Governo legittimo e impegnato a riprendere gradualmente il controllo della sovranita' del proprio territorio e lo fara' su decisione del Parlamento e coordinando le forze alleate. L'Italia e' la conclusione, "non si fara' trascinare in avventure inutili e persino pericolose per la nostra sicurezza nazionale. Contiamo sul sostegno del Parlamento per una linea che deve combinare fermezza, prudenza e responsabilita'". (AGI)