Calais - Riprende con clama lo sgombero nella 'giungla' di Calais, la baraccopoli dei disperati in attesa di attraversare il canale della Manica, dopo i violenti scontri di ieri. Nella notte non si sarebbero registrate particolari tensioni, riferisce un portavoce della 'cittadella'. Secondo un testimone, invece, un centinaio di migranti hanno lanciato sassi contro la polizia che ha risposto con il lancio di gas lacrimogeni. Ma la tensione è certamente rientrata rispetto a quanto accaduto nella serata di ieri. Il dispositivo di sicurezza è imponente: più di 30 veicoli della polizia e due camion dell'unità antisommossa sono in attesa nella parte occidentale del campo. Nella Giungla vivono tra le 3.700 e le7.000 persone provenienti da Siria, Afghanistan e Sudan, di cui 800-1.000 accampate nel settore di cui era stato ordinato lo smantellamento.
Costretti a lasciare l'area, lunedì gli ospiti a un certo punto hanno inscenato proteste improvvisate e hanno cercato d'impedire alle ruspe di abbattere le baracche erette con mezzi di fortuna, alcune delle quali sono state date alle fiamme. Gli agenti in assetto anti-sommossa hanno cosi' reagito con un fitto lancio di lacrimogeni. Svariate decine i poliziotti dispiegati sul posto: un numero criticato dalle organizzazioni assistenziali perche' giudicato sproporzionato e in qualche modo provocatorio. Almeno un immigrato è stato arrestato, come già era capitato a un'attivista del movimento umanitario britannico 'No Borders'. Militanti del gruppo sono stati inoltre accusati dal prefetto della regione Nord-Passo di Calais-Piccardia, signora Fabienne Buccio, di aver minacciato alcuni funzionari amministrativi incaricati di convincere gli stranieri ad accettare in alternativa la risistemazione in centri di accoglienza ufficiali.
Nella giornata di ieri si erano riaccesi focolai di tensione anche in alcuni dei punti piu' 'caldi' della crisi migranti, al confine greco-macedone e a quello franco-britannico. Centinaia di rifugiati avevano tentato di sfondare la recinzione al confine tra la Macedonia e la Grecia, dove da giorni sono bloccate piu' di 7mila persone. La polizia ha usato i gas lacrimogeni e almeno 30 persone hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche.
Migranti, Kerry, crisi mondiale è una sfida per tutti
E il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, avverte: l'Europa e' sull'orlo del precipizio. Circa 300 profughi siriani e iracheni, la meta' donne e bambini, hanno sfondato parte della barriera di protezione innalzata dalla Macedonia al confine con la Grecia e hanno attraversato la frontiera. La polizia macedone ha lanciato gas lacrimogeni mentre circa 300 migranti riuscivano a forzare un cordone di polizia greca e correvano verso una linea ferroviaria tra i due Paesi. "Aprite le frontiere", gridavano gli uomini, che con un arnese di metallo cercavano di abbattere un tratto della barriera di separazione in filo spinato. Nel fuggi fuggi generale, almeno una trentina, molti dei quali bambini, hanno dovuto essere soccorsi. In mattinata la polizia greca aveva segnalato che piu' di 7mila rifugiati, la meta' dei quali donne e bambini, erano ammassati al confine, a Idomeni. Un numero quattro volte superiore alle capacita' dei campi allestiti per la prima accoglienza. La protesta e' avvenuta qualche ora dopo che Skoje aveva concesso ad appena 300 siriani ed iracheni di passare.
"Continuare a erigere muri piu' alti per impedire la fuga a quei disperati e' un atto di crudelta' e un'illusione", ha sottolineato l'alto commissario Onu per i Diritti Umani, principe Zeid bin Raad Zeid al-Hussein, da Ginevra. Ma poiche' l'Austria e i Paesi balcanici che hanno chiuso le frontiere, mettendo un tetto agli ingressi giornalieri, c'e' stato un rapido incremento del numero di quelli ammassati alla frontiera greco-macedone. Le autorita' di Atene hanno avvertito che a marzo il numero dei rifugiati "intrappolati" potrebbe arrivare a 70mila.
"Quel che sta accadendo in Europa e' indegno", ha commentato la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, per lunghi anni in prima linea nelle battaglie a tutela di migranti e rifugiati, come portavoce dell'Unhcr. "Abbiamo visto scene veramente brutte e sono scene che il continente dei diritti umani non dovrebbe mai offrire". Molto preoccupato anche Gentiloni: "L'Europa e' sull'orlo del precipizio" e bisogna evitare "decisioni drastiche e irreversibili" puntando su una "modalita' comune di gestione" dei flussi migratori. Il titolare della Farnesina ha accolto oggi a Fiumicino un primo gruppo di 93 rifugiati siriani, tra cui 24 minori, arrivati grazie al progetto pilota promosso dal governo assieme alla Comunita' di Sant'Egidio, alla Federazione delle Chiese Evangeliche e alla Tavola Valdese. Ala fine del progetto saranno 1.000. "Mi auguro che questa iniziativa - ha auspicato il titolare della Farnesina - sia contagiosa e che altri Paesi, europei e non solo, possano condividerla". (AGI)