Washington - Con il 'Judicial Redress Act', che garantisce la privacy dei cittadini dei Paesi alleati, Barack Obama ha firmato l'ultimo atto della risposta allo scandalo delle intercettazioni della National security Agency. Esploso nel 2013 grazie alle rivelazioni della 'talpa' Edward Snowden, ex analista di Nsa e Cia poi rifugiatosi in Russia, e di Wikileaks, lo scandalo del 'Grande fratello' americano e' stato certamente il piu' grave colpo di immagine per l'Amministrazione Obama. Il caso, ereditato dalla guerra al terrorismo lanciata da George W. Bush, ha fatto infuriare le cancellerie di mezzo mondo: gli 007 dello spionaggio elettronico, infatti, non solo avevano monitorato tutti i 'metadati' - telefonate comprese - dei cittadini statunitensi. Ma avevano anche spiato almeno 35 leader mondiali, da Francois Hollande ad Angela Merkel, da Ehud Olmert a Silvio Berlusconi, oltre ai vertici di diverse organizzazioni internazionali, tra cui il numero uno dell'Onu, Ban Ki-moon.
A giugno dell'anno scorso il presidente Usa aveva gia' firmato il cosiddetto Freedom Act, frutto di mesi di faticoso negoziato tra repubblicani e democratici: la legge sostituisce il controverso Patriot Act, voluto da Bush all'indomani dell'11 settembre e che, tra le altre cose, consentiva di intercettare a 'strascico' qualunque tipo di comunicazione fra cittadini Usa e stranieri. Con le nuove misure le compagnie telefoniche continueranno a raccogliere i metadati ma questi non saranno girati alle agenzie governative se non su esplicita richiesta del governo, autorizzata dal tribunale. Con il 'Judicial Redress Act', firmato mercoledi' dall'inquilino della Casa Bianca, gli Usa assicurano ai propri alleati gli stessi diritti dei cittadini statunitensi in tema di privacy. Di fatto la legge consente ai cittadini stranieri il diritto di contestare l'uso improprio dei dati personali nei tribunali americani.
Il provvedimento era chiesto come prerequisito ed e' da considerare come una dimostrazione di disponibilita' americana nei confronti dell'Unione Europea, che lavora a sostituire il cosiddetto Safe Harbour (accordo tra Ue e Usa che consente alle imprese americane di conservare i dati personali degli utenti europei), bocciato lo scorso autunno dai giudici europei. (AGI)