Roma - L'Egitto vuole scoprire "tutta la verita'" su quello che e' successo al giovane ricercatore Giulio Regeni, ma bisogna evitare che la vicenda venga "strumentalizzata per danneggiare i rapporti" con l'Italia: lo ha affermato l'ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, in un'intervista all'Agi. "Noi stiamo collaborando per arrivare alla verità e scoprire chi ha compiuto questo reato, portarlo di fronte alla giustizia e punirlo secondo la legge - ha assicurato Helmy - non abbiamo niente da nascondere, non vogliamo coprire nulla". Proprio per questo, ha aggiunto, "non dobbiamo permettere a nessuno di strumentalizzare questa vicenda per danneggiare i nostri rapporti". Da qui, l'appello a "essere pazienti e ragionevoli", evitando "accuse gratuite e senza prove che avranno conseguenze su nostri rapporti". "Capiamo bene - ha sottolineato il diplomatico - lo shock dell'opinione pubblica italiana ed egiziana, ma questa rabbia non deve danneggiare i nostri rapporti. Con il passare del tempo arriveremo alla verita'". "Purtroppo i media italiani indicano i servizi di sicurezza egiziani come responsabili: questa ipotesi - afferma l'ambasciatore - e' stata negata completamente sia dal ministro degli Esteri, Sameh Shoukry, che dal ministro dell'Interno, Magdi Abdel Ghaffar, che da me personalmente". Per la morte di Regeni, "cerchiamo ovunque e non escludiamo nessun movente, può essere criminale o politico, e con politico intendo fondamentalisti che hanno commesso il reato per danneggiare le nostre relazioni". "La tempistica - aggiunge - suscita interrogativi: la salma e' stata scoperta durante la visita di un'importante delegazione italiana guidata dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi". "Non siamo cosi' naif da uccidere un italiano e far trovare il corpo quando c'e' la Guidi" in Egitto. "Non escludo che l'abbiano fatto per minare i rapporti - ribadisce Helmy - rapporti che sono in evoluzione e registrano grandi progressi".
L'Egitto offre "grandi opportunita' di investimento" alle aziende italiane in svariati campi, dal "settore energetico a quello edile, dai tessuti fino ai progetti sul canale di Suez", ha osservato il diplomatico. "Solo negli ultimi 7-8 mesi - ha ricordato - l'interscambio e' stato di 8,5 miliardi di dollari" e "per il momento non ho registrato nessun segnale forte" di ripercussioni sui rapporti economici del caso Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto al Cairo il 3 febbraio.
La sintonia tra Italia ed Egitto, ha sottolineato il diplomatico, ha tra i suoi terreni di applicazione anche la Libia, che "non deve essere trasformata in un centro del fondamentalismo, ne' un punto di transito per l'immigrazione clandestina verso Europa, per non destabilizzare la sicurezza dei Paesi del Mediterraneo". "Italia e Egitto hanno molti punti d'incontro, lavorano insieme per garantire l'unità dello Stato libico, vogliono entrambi la stabilità del Paese e un governo di unità ma che sia capace di governare veramente". "La situazione attuale e' una minaccia per entrambi - sottolinea l'ambasciatore egiziano - una volta arrivati a un accordo tra le parti libiche, bisogna fare un programma per la ricostruzione del Paese". (AGI)