Accra - Per Matteo Renzi "non e' possibile considerare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse da quelle da salvare nel Mar Tirreno" e quindi l'Ue farebbe bene a tenere fuori dal decifit le spese per soccorrere i migranti davanti alle coste italiane come fa per quelle per assistere la Turchia. L'altolà del premier è arrivato dopo che la Commissione europea ha chiarito che i contributi degli Stati Ue al fondo da tre miliardi di euro per la gestione dei migranti in Turchia non saranno inseriti nel calcolo del deficit e del debito nazionali. "Noi italiani pensiamo che i migranti siano tutti uguali", ha dichiarato Renzi in vista ad Accra, in Ghana. "Il fatto che le spese per salvare i bambini che navigano dalla Turchia alla Grecia siano fuori dal Patto di Stabilità è finalmente un fatto positivo", ha commentato il premier, "pensare di considerare in modo diverso le spese per salvare i bambini eritrei che arrivano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico. Solo una perversione burocratica puo' fare distinzioni tra le vite da salvare".
In precedenza la portavoce della Commissione europea, Margritis Schinas, aveva ricordato che "in una nota a pie' di pagina" dell'accordo raggiunto dai leader dei Ventotto a fine 2015, si stabilisce che "i contributi nazionali al fondo non saranno considerati nel computo del deficit" che si effettua solitamente nell'ambito del rispetto delle regole del patto di Stabilita' e crescita. Resta però aperta la questione sulla richiesta di flessibilità dell'Italia: la Commissione la valutera' "entro la primavera", ha spiegato Annika Breitdthard, portavoce della Commissione europea per gli Affari economici. La portavoce ha ribadito che sulle richieste di flessibilita' per le spese sostenute "si valutera' caso per caso ed ex-post", vale a dire una volta che l'esecutivo comunitario sapra' quanto l'Italia ha dovuto impegnarsi in termini economici per far fronte alla crisi migratoria. L'Italia ha chiesto che nel calcolo del debito e del deficit non si tenga conto di spese nell'ordine dello 0,2% del Pil (oltre tre miliardi di euro), con l'esecutivo comunitario che non si era espresso in occasione delle previsioni economiche di novembre e che aveva annunciato una decisione in un secondo momento, nel 2016. Breithardt non ha chiarito se la decisione sulle richieste italiane arriveranno in occasione della pubblicazione delle raccomandazione specifiche per Paese, attese entro fine mese.