di Barbara Tedaldi
Roma - La transizione in Myanmar e' avviata e ora Aung San Suu Kyi con la sua leadership dovra' accelerarla, avviando nuove riforme civili, istituzionali ed economiche, ma la comunita' internazionale dovra' aiutare questo difficile cammino ormai irreversibile. Sandra Zampa, presidente dell'Associazione Parlamentare Amici della Birmania, spiega all'AGI prospettive e problemi alla vigilia dell'avvio ufficiale del nuovo corso birmano.
Lunedi' primo febbraio il nuovo Parlamento del Myanmar, uscito dal voto dell'8 novembre, si insediera' per la prima volta ed avra' cosi' inizio una nuova fase per il paese, con la guida del partito di Aung San Suu Kyi, che avra' una larga maggioranza parlamentare. La premio Nobel non potra' diventare presidente del Paese, poiche' sposata con un britannico, ma sara' vicepresidente e avra' sicuramente un ruolo centrale nella guida del Myanmar nel completamento della transizione democratica. Sandra Zampa spiega che di certo e' ormai "acquisita la grande spinta politica per il cambiamento impressa dal voto popolare l'8 novembre, la transizione sara' accelerata ma ci vorra' tempo prima di considerare acquisita la democrazia. Dopo l'insediamento del nuovo Parlamento e del nuovo Governo dovranno entrare in funzione tutte le procedure democratiche, avviata la riconciliazione nazionale, stabilizzato il ruolo dell'esercito, garantite le liberta' fondamentali. Si pensa che dovra' essere cambiata la Costituzione, voluta nel 2008 dai militari, che non consente ad Aung San Suu Kyi di essere eletta Presidente e dovra' essere assicurata la fine dei conflitti etnici. Ci vorra' ancora del tempo per considerare ormai acquisita la transizione".
Aung San Suu Kyi ha di recente proposto la formazione di uno stato federale per sanare le lotte etniche interne e arrivare a una "riconciliazione nazionale" ma la strada appare in salita e qualcuno teme che la sua leadership venga appannata. Ma per Sandra Zampa "la strada della riconciliazione nazionale potrebbe essere meno ardua del previsto. Il Governo uscente e i militari hanno riconosciuto la sua vittoria, Aung San Suu Kyi li ha subito chiamati a colloquio lanciando l'obiettivo della riconciliazione nazionale. Del resto e' la sua impostazione democratica e non violenta a renderla credibile, cosi' come tutta la sua vita". La leader della Lega nazionale per la democrazia, ha chiesto di recente il cessate il fuoco la' dove c'e' conflitto con le etnie come premessa per lo sviluppo democratico del Paese, ricorda Zampa, "niente e' facile per lei, dopo piu' di cinquant'anni di dittatura, ma oggi e' lei e il suo Partito che sono stati chiamati a guidare il Paese e questo fa la differenza. La sua leadership e' grandissima, non saranno le difficolta' ad appannarla". La sfida che la premio Nobel e tutto il Myanmar hanno di fronte e' molteplice e riguarda i diritti civili ma anche molte riforme economiche, timidamente avviate dal governo uscente. "E' prevedibile che il Governo di Aung San Suu Kyi si impegnera', come promesso, per un cambiamento radicale del Paese, provato dalla poverta' e dall'oppressione della dittatura. Le riforme politiche, economiche e sociali - assicura Sandra Zampa - saranno in primo piano e Aung San Suu Kyi guidera' il suo Paese ad essere protagonista sulla scena asiatica e mondiale come e' nelle attese. Tra i suoi primi incontri dopo il voto ci sono stati quelli con gli ambasciatori e i delegati dei principali Paesi : Usa, Uk, Cina, Giappone, India. Anche con l'Ambasciatore dell'Italia".
Ora la comunita' internazionale si attende novita' sul piano dei diritti civili e la presenza di un premio Nobel ai vertici del paese fa ben sperare: "E' in nome dei diritti umani e della democrazia nel suo Paese che Aung San Suu Kyi ha combattuto per lunghi anni e ora che e' alla guida della Birmania fara' tutto quanto e' in suo potere per realizzarli. Ha sempre detto - ricorda la presidente dell'Associazione Parlamentare Amici della Birmania - che il suo ruolo non era quello di una icona del Nobel dei diritti umani, ma di essere una politica che si assumeva la responsabilita' delle scelte concrete per il bene del suo popolo. Cio' che ha fatto fin qui non e' stata solo una lezione di vita e di politica, ma l'azione concreta che nella non violenza ha condotto il suo popolo alla conquista della democrazia. Aung San Suu Kyi continuera' su questa strada, ne sono certa. La Comunita' Internazionale ha gia' visto la grande novita' politica di cui Aung San Suu Kyi e' stata capace, ora e' bene che si impegni per aiutare la Birmania e investire in essa, come ha recentemente invitato a fare Romano Prodi, considerato che il Myanmar e' collocato in una delle aree piu' dinamiche del mondo". Sandra Zampa ricorda che "la poverta', le malattie, l'insufficiente alimentazione sono tra le piu' grandi difficolta' del Paese, soprattutto dell'infanzia. Aung San Suu Kyi lo ha ben detto nel suo messaggio per l'Expo 2015. L'apertura del mercato, gia' in atto, puo' favorire la crescita e l'apertura del Paese al mondo ma saranno necessarie istruzione e sanita', ora ai minimi termini". Quanto all'Italia, come tutta l'Europa, sara' chiamata a sostenere la transizione. Aung San Suu Kyi "ha sempre chiesto agli altri Paesi di andare non solo per affari ma per sostenere la democrazia e il benessere del popolo. La sua Fondazione si e' sempre occupata di istruzione e sanita', ai suoi Parlamentari che sta istruendo chiede studio, onesta', conoscenza del Paese, capacita' di parlare l'inglese. Una gigantesca opera di investimento ideale, politico e culturale per evitare che l'ingresso del mercato, delle finanze e del consumo porti ulteriori differenze e minacci i valori spirituali del suo popolo. In realta' la spinta per il cambiamento e' molto forte, le nuove tecnologie aprono il mondo di fronte ai birmani e tutto e' in gioco. Tocchera' a loro vivere con consapevolezza questo cambiamento e al mondo intero sostenere e rispettare questo popolo straordinario che ha restituito anche a noi l'amore per la liberta' e per la democrazia". (AGI)
(30 gennaio 2016)