Amsterdam - (Dall'inviata Francesca Venturi) Schengen è in pericolo: la consapevolezza dei rischi che corre quella che il commissario Ue all'immigrazione ha definito anche oggi "la più grande conquista dell'integrazione europea" è ormai diffusa a tutti i livelli dell'Unione europea, e si cerca di trovare soluzioni che permettano di salvare la libera circolazione delle persone. Mentre in sei paesi sono tuttora vigenti i controlli "temporanei" alle frontiere, oggi ad Amsterdam i ministri degli Interni dei Ventotto hanno nuovamente affrontato la questione, in vista della scadenza del prossimo mese di maggio, quando in Germania e Austria finiranno i sei mesi della durata massima di tali controlli secondo quanto previsto dalle regole di Schengen.
Infografica - Area Schengen
Questi due paesi chiedono alla Commissione di poter estendere i controlli per più tempo, fino a un massimo di due anni. La possibilità è prevista dall'articolo 26 del codice, che era stato introdotto nel 2013 proprio in seguito alle "incomprensioni" fra Italia e Francia sul passaggio di migranti a Ventimiglia, ma perché sia attuata serve una proposta della Commissione e l'approvazione del Consiglio. "Stiamo valutando varie ipotesi per garantire la tenuta di Schengen", ha detto il commissario Dimitris Avramopoulos, che ha insistito: "abbiamo discusso oggi di come rafforzare e ulteriormente salvaguardare Schengen. L'obiettivo è ripristinarlo".
Ma se per il ministro italiano Angelino Alfano "Schengen è salvo, per ora", la sua collega austriaca Johanna Mikl-Leitner ha detto a fine riunione "quello che altri pensano: Schengen è sull'orlo del tracollo in questo momento", mentre il tedesco Thomas De Maizie're ha insistito che la Grecia deve fare il suo dovere nella protezione della frontiera con la Turchia. Gli ha risposto il ministro greco dell'Immigrazione Ioannis Mouzalis, ricordando che "la gestione dei migranti che sbarcano sulle nostre isole non è solo un problema greco ma riguarda l'intera Europa, e va gestito a livello europeo". Mouzalis ha anche respinto l'ipotesi slovena di un sostegno alla Macedonia per meglio controllare gli arrivi di migranti provenienti proprio dal confine greco: "non è una buona idea" e sarebbe "illegale" metterla in pratica.
L'Italia ha dal canto suo rassicurato i partner sulla realizzazione degli "hotspot", i centri di identificazione e registrazione dei migranti al loro arrivo, e il ministro Alfano ha anche annunciato di averne allo studio uno ulteriore nel Nord-Est, "per prepararci a un flusso di arrivi dalla rotta balcanica". Ma gli hotspot, ha ricordato lo stesso Alfano, erano stati decisi assieme ad altri due "pilastri" della politica europea dell'immigrazione: le redistribuzioni e i rimpatri. In entrambi i casi le cose vanno a rilento: ad oggi, dei 160 mila profughi da redistribuire, da Italia e Grecia ne sono partiti solo 414. Oggi ad Amsterdam si è parlato anche di lotta al terrorismo: e se il ministro francese Bernard Cazeneuve ha proposto la creazione di una banca dati comune sui passaporti rubati in Siria e Iraq, Europol ha approfittato dell'appuntamento di Amsterdam per presentare il suo ultimo rapporto, in cui si evidenzia che la minaccia terroristica dell'Isis nei confronti dell'Europa è ancora molto viva, e che il focus principale resta la Francia. Per l'Italia, invece, ha assicurato Alfano, "non c'è minaccia specifica e concreta". (AGI)
(26 gennaio 2016)