Taipei - Svolta storica a Taiwan: la 59enne giurista Tsai Ing-wen, leader dell'opposizione filo-indipendentista rappresentata dal Partito Democratico Progressista, e' stata eletta presidente ed e' la prima donna al potere in una nazione di lingua cinese. Grande sconfitto il Kuomintang, partito nazionalista che ha dominato la scena politica fino ad oggi e che probabilmente paga il riavvicinamento con Pechino. I conteggi sono ancora in corso ma, secondo i dati forniti dai media locali, Tsai ha ottenuto il 60% delle preferenze, a fronte del 30% di Eric Chu, il candidato del Kmt. Numeri che - se confermati - rappresenterebbero, in aggiunta, un vittoria senza precedenti: il record apparteva finora al presidente uscente, Ma Ying-jeou, che nel 2008 aveva ottenuto il 58,45%. "Mi dispiace...abbiamo perso.
Il Kmt ha subito una sconfitta. Non abbiamo lavorato abbastanza e abbiamo mancato le aspettative degli elettori", ha riconosciuto Chu nel quartier generale del partito a Taipei, comunicando anche le sue dimissioni dalla presidenza del Kmt che, per la prima volta, ha perso anche la maggioranza in Parlamento. A giocare un ruolo nell'elezione di Tsai e' stato il crescente malcontento dei tawanesi per il riavvicinamento con la Cina voluto da Ma Ying-jeou e culminato con il primo incontro ufficiale tra i due governi dopo oltre 65 anni. Era infatti il 1949 quando il nazionalista Chiang Kai-shek si rifugio' a Taipei e fondo' la Repubblica di Cina, in contrasto con la Repubblica popolare cinese di Mao Tse-Tung (che ne rifiuta l'indipendenza, considerandola una sua 'provincia). Nel '92 le due parti si accordarono sul principio che esiste "una sola Cina": sul punto la 'signora' ha finora tenuta una posizione cauta ma il Dpp e' tradizionalmente favorevole all'indipendenza, e dunque alla distinzione tra le due Cine. Certamente gli ultimi sviluppi a Taiwan vengono guardati con preoccupazione da Pechino. "Le relazioni saranno ora piu' complicate e meno prevedibili. Si deterioreranno in una certa misura ma allo stesso tempo l'interesse di Pechino e' quello di mantenere Taiwan dipendente dal punto di vista economico", ha commentato ad Asia Times l'analista politico Jean-Pierre Cabestan dell'Hong Kong Baptist University. (AGI)
(16 gennaio 2016)