Roma - "Obama lascia un mondo un pò più diviso" spiega Raffaeele Marchetti, docente di Relazioni Internazionali alla Luiss. "E non è un effetto voluto".
Nell'ultimo discorso sullo Stato dell'Unione, il presidente Usa "non si è messo a fare un elenco delle cose fatte nei suoi anni di presidenza. Ha preferito presentare una sorta di visione sul futuro. è chiaro che non è un discorso completamente astratto. Sull'immigrazione, senza nominarli, ha fatto un intervento anti-Trump e altri".
"Sul piano internazionale - continua il professore - Obama ha detto che la leadership Usa serve e servira' ancora ad affrontare le crisi. In realta' è destinata a tramontare dal punto di vista economico."
Cosa lascia il primo presidente nero della storia? "Sul piano interno lascia la riforma della sanita', alcune riforme regolatorie per Wall Street. Ma lascia anche un sistema politico ancora più polarizzato di quando lui è arrivato".
Per il premio Nobel per la pace, sul piano internazionale è un bilancio "in chiaro-scuro. Ci sono successi incontestabili come la soluzione iraniana, la riapertura con Cuba e lo sviluppo di alcuni accordi commerciali. Però lascia un mondo più complicato in cui ci sono casi non risolti, come la Siria, ma anche problemi acuiti dalle sue azioni. La situazione tesa con l'Arabia Saudita deriva dall'accordo con l'Iran. Con la Russia, a causa della crisi ucraina, la situazione è preoccupante. Con la Cina c'è una tensione molto forte, con gli usa che si schierano puntualmente contro la Cina in ogni contenzioso questa abbia con i suoi vicini, che siano Taiwan o il Vietnam o il Giappone. Prima di Obama pensavamo possibile un'integrazione globale, invece questa prospettiva è più lontana che nel 2008. Obama lascia il mondo un pò più diviso".
(13 gennaio 2016)