Roma - Il giorno dopo l'attacco al centro storico di Istanbul, dove un kamikaze ha ucciso 10 persone e ne ha ferite 15 sono state arrestate quattro persone sospettate per l'attacco di ieri. In precedenza era già stato formalizzato un arresto su quasi settanta fermi.Lo ha annunciato in conferenza stampa il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, secondo cui le indagini hanno inoltre confermato il coinvolgimento diretto dello Stato Islamico nella strage.
Il kamikaze legato all'Isis, aveva presentato domanda di asilo politico in Turchia la settimana scorsa presentandosi il 5 gennaio a un centro di accoglienza per migranti della città sul Bosforo, accompagnato da altre quattro persone.
L'attentatore si chiamava Nabil Fadli, nato in Arabia Saudita nel 1988, ed era entrato in territorio turco di recente passando per la Siria. Quest'ultimo particolare spiega forse perche' in un primo momento fosse stato indicato come cittadino siriano. Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha confermato che l'uomo era entrato in Turchia come "normale migrante" e "non era quindi tenuto sotto sorveglianza quale ricercato". "Ora pero' - ha aggiunto - tutti i suoi legami saranno accertati". Il premier però ha precisato che "la Turchia sta lavorando per trovare i veri attori dietro questo attacco", perché, ha spiegato senza rivelare ulteriori dettagli, "l'Isis è stato usato come subappaltatore". Fadil sembra aver colpito a caso. Non vi sono indizi, infatti, che indichino nel gruppo di tedeschi l'obiettivo specifico dell'attentato, ha sottolineato il ministro dell'Interno tedesco, Thomas de Maziere. "Non vi sono ragioni per non effettuare visite in Turchia", ha aggiunto riferendosi alle disdette di viaggi organizzati nel paese del Bosforo.
Altre 69 persone sono state fermate sospettate di essere affiliate allo Stato islamico. Fra loro vi sono tre russi, fermati ad Antalya e accusati di aver fornito sostegno logistico all'organizzazione. "Le ragioni della loro detenzione si stanno chiarendo", ha precisato il console generale della Federazione russa ad Antalya, Aleksandr Tolstopiatenko. Secondo una fonte citata da Ria Novosti, la Russia e' in possesso di informazioni secondo le quali, tutti e tre i suoi cittadini detenuti in Turchia hanno connessioni o sono coinvolti in gruppi terroristici stranieri. "Uno di loro - ha aggiunto la fonte - era stato in precedenza già inserito nella lista russa e internazionale dei ricercati". Due di loro avrebbero invece lasciato la Russia alcuni anni con la motivazione ufficiale di studiare in Medio Oriente.
La gran parte dei fermi è stata effettuata in blitz ad Ankara; a Smirne, sul mar Egeo; a Kilis, alla frontiera con la Siria; a Sanliurfa, sempre vicino al confine siriano; a Mersin, sulla costa mediterranea e nella città di Adana. Ad Ankara le autorita' hanno fermato 16 persone che progettavano un attentato nella capitale. I 21 arrestati a Sanliurfa progettavano anche loro un attentato in una localita' turca non specificata. Restano intento in ospedale sei feriti, mentre altri nove sono stati dimessi. Secondo quanto riferito dal quotidiano Hurriyet, i servizi segreti turchi avevano avvertito il 17 dicembre che l'Isis stava "preparando attacchi con kamikaze contro non musulmani residenti in Turchia, cittadini stranieri, regioni turistiche, luoghi visitati abitualmente da stranieri o ambasciate, consolati e centri della Nato". Un altro allarme era stato lanciato il 4 gennaio da Germania, Olanda e Francia, che avevano segnalato i nomi di 13 potenziali kamikaze. (AGI)