Madaya - La meta' delle 42mila persone che sopravvivano sotto assedio da 181 giorni nella citta' siriana di Madaya e che corrono il rischio di morire di fame sono minorenni: lo ha reso noto l'Unicef. Il portavoce dell'agenzia Onu, Christoph Boulierac, ha riferito che l'organizzazione e' consapevole dei livelli di estrema malnutrizione, specialmente riguardo ai bambini, ma non ha fornito altri dettagli al riguardo. Boulierac non e' stato in grado invece di confermare la notizia data da Medici senza Frontiere che almeno 23 persone sono morte di fame e che 6 erano bimbi.
"In questo momento non posso confermare ne' smentire nulla", ha sottolineato in ripetute occasioni Bouleriac. La popolazione di Madaya e' assediata da sei mesi dalle forze del regime di Bashar al-Assad e del gruppo sciita libanese Hezbollah, e il governo di Damasco non ha permesso alle agenzie umanitarie dell'Onu di entrare nella citta' per distribuire prodotti di prima necessita' agli abitanti. Dopo la pressione internazionale, il governo siriano ha acconsentito giovedi' all'ingresso degli aiuti umanitari nei prossimi giorni. Ma consultati i portavoce di Unicef, dell'Onu a Ginevra e dell'agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) su quando i convogli degli aiuti potranno entrare, tutti hanno detto di non saperlo. "Non so se e' per ragioni di sicurezza o di coordinamento ma la data esatta non e' stata divulgata", ha detto Adrian Edwards, portavoce dell'Unhcr. Edwards ha aggiunto che, dalle sue indicazioni, risulta che delle 42mila persone che sopravvivono a Madaya, 17mila sono sfollati interni provenienti da altre zone del Paese. A sua volta, il portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani, Rupert Colville, ha ricordato che l'uso della fame come arma di guerra e' proibita dalla legge umanitaria internazionale e che, se si provasse che e' intenzionale, potrebbe trattarsi di un crimine contro l'umanita'. (AGI)
(8 gennaio 2016)