Roma - L'Isis conquista terreno nel Mediterraneo e avanza in Libia nella ricerca di un riparo dai bombardamenti a cui viene sottoposto in Siria da russi, americani, esercito di Bashar Assad e ribelli. Per la diplomazia scatta cosi' una corsa contro il tempo per stabilizzare il Paese nordafricano, che sara' al centro di una conferenza internazionale in programma domenica a Roma.
Dalla loro roccaforte libica di Sirte le forze del 'Califfato' si sono spinte ad est verso Agedabia ma il vero colpo l'hanno messo a segno giovedi' espugnando il sito archeologico e la citta' di Sabrata, appena 70 chilometri ad ovest di Tripoli, e a 30 dal confine con la Tunisia. A bordo di 30 pick-up armati di mitragliatrici pesanti e lancia granate Rpg i jihadisti hanno fatto irruzione nella citta' costiera dopo che tre dei loro uomini erano stati catturati mercoledi da una milizia rivale.
Mai l'Isis era avanzato cosi' a occidente, sottolinea il Times, ad oltre 430 km da Sirte. Sabrata, riconosciuta dall'Unesco nel 1982 Patrimonio dell'umanita', e' uno dei gioielli archeologici libici insieme alla piu' nota Leptis Magna e adesso si teme che possa fare la fine di Palmira in Siria, devastata dagli uomini di Abu Bakr Al Baghdadi.
A Roma la politica cerca di avviare la transizione. Si tratta di "raggiungere il piu' alto livello di consenso possibile" sulla formazione di un governo di unita' nazionale sotto l'egida Onu, ha affermato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a margine della conferenza Med 2015. "In qualsiasi negoziato non ho mai visto un consenso al 100%, noi speriamo in un 90%", ha aggiunto il titolare della Farnesina.
L'Isis cerca vuoti di potere in cui inserirsi e il muro contro muro in Medio Oriente rischia di crearli. "Alla comunita' internazionale lo dico, se questa leadership palestinese crolla, sarete in mano di criminali e terroristi", ha avvertito alla conferenza Med a Roma Saeb Erekat, capo della delegazione palestinese ai negoziati ormai chiusi. Israele, dal canto suo, vuole "riprendere i negoziati" ma non vede dall'altra parte sufficienti garanzie, aveva affermato Silvan Shalom, capo negoziatore israeliano. Nelle stesse ore in cui venivano pronunciate queste parole, due giovani palestinesi venivano uccisi in Cisgiordania, uno a un posto di blocco e l'altro nel corso di scontri con i militari israeliani.
La Siria, per adesso, resta il terreno in cui le grandi potenze cercano di fiaccare con le armi l'Isis. Il Paese, denuncia il Cremlino, e' controllato per il 70% dallo Stato islamico. "I militari russi colpiscano in modo durissimo", ha detto Vladimir Putin, annunciando di star fornendo sostegno anche ai ribelli del Libero esercito siriano. (AGI)