Mark Zuckerberg guarda i membri del Congresso ma parla a Donald Trump: Facebook potrebbe anche rinunciare a Libra ma, ha affermato durante l'audizione, “se l'America non guiderà le nuove tecnologie, come la possibilità di inviare soldi attraverso i sistemi di messaggistica, qualcuno lo farà al posto nostro e perderemo la leadership del settore”. Non c'è bisogno che Zuckerberg citi quel qualcuno: è la Cina, dove c'è una piattaforma che fa già quello che Facebook vorrebbe fare, WeChat.
Zuck come Trump, pagamenti come il 5G
Come è emerso prima dell'audizione del 2018 sul caso Cambridge Analityca, Mark Zuckerberg non lascia nulla all'improvvisazione. Abito, tono, mimica: tutto viene preparato da una squadra di esperti. Comprese, ovviamente, le parole da dire. Il ceo di Facebook ha scelto di intrecciare moneta digitale e messaggistica, mettendo in contrapposizione Washington e Pechino. Che fossero legate, era chiaro sin dall'inizio. Ma portando l'ombra di WeChat al Congresso, Zuckerberg apre un nuovo fronte, parallelo a quello del 5G e integrato in quello (più ampio) della leadership tecnologica in ballo tra Stati Uniti e Cina. È bene fare le pulci a Libra, ha spiegato, ma i rischi dovrebbe essere confrontati con quelli di “un sistema finanziario digitale supportato da Pechino”.
Se dovesse diventare il nuovo “standard” globale “sarebbe molto difficile se non impossibile imporre delle sanzioni”. Il ceo di Facebook solletica così Trump. Il presidente ha detto che “così com'è Libra non può andare avanti”. Ma qualche mese fa avevausato lo stesso approccio e gli stessi toni di Zuckerberg, a proposito delle nuove reti: su Twitter, aveva esortato le imprese di casa a “intensificare gli sforzi” sul 5G e di farlo “il prima possibile”. Non solo perché “è più potente, più veloce e più intelligente dello standard attuale”, ma anche perché “non c'è motivo per cui dovremmo essere in ritardo”. Nei confronti di chi? Neppure Trump, come Zuckerberg, cita l'avversario. Neppure questa volta ce n'è bisogno: la Cina.
l denaro in chat
Da quando Libra è stata presentata, nessuno ha potuto dire con certezza cosa potrebbe diventare. Il white paper parlava di una “valuta globale e un'infrastruttura finanziaria” accessibile a “miliardi di persone”. Il pensiero è quindi andato a tutti coloro che non hanno accesso ai servizi delle banche o degli attuali circuiti di pagamento. La prima applicazione sarebbe stata probabilmente un money transfer a buon mercato.
I servizi di Facebook sarebbero passati da Calibra, una nuova entità di Menlo Park che dovrebbe occuparsi dei servizi (tra i quali un portafogli digitale) che intrecciano la criptovaluta con Facebook, Whatsapp, Messenger. Davanti al Congresso, Zuckerberg è stato ancora più chiaro. A chi gli ha chiesto perché ha voluto Libra, ha risposto così: “Noi abbiamo i più diffusi sistemi di messaggistica al mondo. E la possibilità di inviare denaro attraverso questi sistemi sarà un servizio sempre più centrale e richiesto dagli utenti”. In definitiva, quindi, app che inviano messaggi, file e soldi. Come WeChat.
WeChat contro Libra
WeChat ha smesso da tempo di essere solo il Whatsapp cinese. È diventata un sistema utilizzato da oltre un miliardo di persone per saldare i conti, trasferire denaro ad altri utenti, pagare bollette e biglietti dei treni. WeChat di cripto non ha nulla. È un'applicazione controllata da un società priva (Tencent). Niente nodi e soci come Libra ma un un sistema centralizzato. Niente blockchain né un sistema di ancoraggio a un paniere di asset finanziari: si trasferiscono versioni digitali dello yuan, o di altre valute estere in base al tasso di cambio corrente. L'approccio di WeChat e quello di Libra (o, meglio, di Calibra) sono molto diversi. Più simile alla piattaforma cinese è invece un altro progetto di Facebook: WhatsApp Pay, che porta i pagamenti in chat. Con molto meno clamore delle moneta digitale, è stato lanciato in via sperimentale in India.
WhatsApp Pay, il piano B
A questo punto, però, un paio di domande. Possibile che Zuckerberg abbia concepito Libra “solo” per diventare il WeChat del resto del mondo? Se così fosse, perché imbastire un'associazione e impelagarsi nelle beghe normative quando sarebbe stato più semplice puntare su WhatsApp Pay? In realtà, almeno per come sta procedendo, quest'ultimo sembra un (gigantesco) piano B, da adottare nell'eventualità Libra s'inceppi. Non è un caso che WhatsApp Pay sia partito dal'India, dove le criptovalute sono praticamente bloccate. L'ambizione non ha mai fatto difetto a Zuckerberg. Il white paper di Libra parlava di un mondo bisognoso di “una moneta digitale affidabile e di un'infrastruttura che insieme possano portare avanti la promessa di una 'Internet of money'”.
Cioè un sistema finanziario senza confini, nel quale il denaro circoli come oggi circolano le informazioni. Indicare il pericolo che la Cina imponga il proprio “standard” vuol dire che Zuckerberg mira a imporre il proprio. Per diventare (al di là che sia un traguardo progettato o un effetto collaterale) una nuova valuta di riferimento globale, con poteri paragonabili a quelli di una banca centrale e influenza sulle politiche monetarie degli Stati. Senza Libra (fermata dai regolatori o perché priva di sostegno dopo le defezioni di Mastercard, Visa e Paypal) Zuckerberg dovrebbe accontentarsi del piano B: “solo” un'app di pagamenti per qualche miliardo di utenti.