È il momento di “prove” e toni concilianti. Non quello delle “chiacchiere”. Hu Kun, ceo di Zte Italia e presidente Western Europe, ha definito la golden power “una buona iniziativa” (a patto che ci siano certezze) e ha promesso collaborazione con le autorità. Anche perché il mercato italiano della società cinese raggiungerà i 250 milioni nel 2019. “È il più importante in Europa e uno dei più strategici a livello globale”.
“Bene il golden power, ma servono certezze”
Hu Kun è stato tra gli ospiti che hanno inaugurato lo Smau, a Milano. La manifestazione è stata l'occasione per presentare i prodotti della società. Ma tra smartphone, realtà aumentata e connettività, è stato impossibile evitare il nodo sicurezza. “La golden power è una buona iniziativa – ha affermato il ceo di Zte Italia - perché sottolinea l'attenzione nei confronti del tema cybersecurity. Credo sia nel pieno diritto di uno Stato. Noi dobbiamo essere collaborativi e quando un governo avrà linee guida chiare, le seguiremo”. Questo non vuol dire che la società sarà passiva a ogni decisione: “Servono certezze”, perché sono “la chiave per far crescere un un settore”.
Anche se la golden power si rivolge direttamente agli operatori, al momento, ha ricordato Hu Kun, i contratti sottoscritti hanno “ricevuto semaforo verde”. Non sono quindi arrivate “richieste di modificare il nostro network. Se ce ne saranno, vedremo”. Più in generale, le mosse del governo su golden power e cybersecurity “sono in linea con le nostre aspettative”.
Cybersecurity, meno chiacchiere e più prove
Hu Kung non nomina mai Donald Trump. E quando si accenna agli Stati Uniti, il ceo dirotta subito le sue parole sui mercati che lo riguardano più direttamente. Ma il presidente americano, però, è il classico convitato di pietra. “Sulla cybersecurity - afferma Hu - ci deve essere un approccio scientifico, basato su prove concrete”. Il resto, a cominciare dalle accuse della Casa Bianca legate al fatto che il 51% di Zte è nelle mani di Pechino, è solo “noise”. Cioè rumore, chiacchiericcio. “Non c'è soluzione per cancellare ogni indiscrezione” e “non si può discutere in termini generici”.
“L'unica cosa che Zte può fare – ha aggiunto il ceo - è concentrarsi sui prodotti e sulle competenze, investendo in tecnologia”. Di tanto in tanto, però, Hu Kun torna a rivolgersi al convitato: “Non capisco perché si debba fare una distinzione tra le società partecipate dagli Stati e quelle che non lo sono. Posso dire che il governo cinese non ha mai spinto per evitare investimenti e collaborazioni con compagnie estere”. Come invece ha fatto Washington. “La mia visione personale è che in tutte le attività si cresce in un contesto globale. Ma la tecnologia è tecnologia e non ha nazionalità. Compagnie di diversi Paesi appartengono alla stessa filiera, sono integrate”.
Nei mercati in cui è presente, Zte è disponibile a “far controllare alle parti coinvolte il codice sorgente delle nostre apparecchiature per mostrare che siamo sicuri e affidabili”. La società cinese continuerà a essere “collaborativa per mitigare le preoccupazioni” di Stati e partner. Nel 2019, Zte ha aperto due Cybersecurity Lab, a Roma e Bruxelles. Per Hu Kun “sono un'opportunità per verificare chiarire i loro dubbi” e “la prova che siamo trasparenti”.
“Il fatturato 2019 è solo l'inizio”
Zte in Italia è presente da decenni, spesso dietro le quinte. Ha accordi di collaborazione con tutti gli operatori e definisce i 250 milioni incassati nel 2019 “solo l'inizio”. Il mercato, sottolinea Hu, “è molto più ampio”: “Zte opera con smartphone, IoT e nelle reti, non solo 5G. Ci sono quindi nuove aree da esplorare e ci sono spazi per continuare a crescere in quelle in cui siamo già presenti”.
Le sperimentazioni 5G di Prato e L'Aquila stanno dando risultati che Hu Kun definisce “molto soddisfacenti”. Nel più immediato sviluppo del 5G, per il manager “ha senso partire dalle città più grandi”, per poi espandersi altrove. Una delle sfide sarà proprio portare le nuove reti nei piccoli centri e nelle aree rurali. In proposito “Zte ha dei progetti e sta trattando con alcuni operatori italiani, ma l'evoluzione dipenderà dalle loro strategie”.
Asta cara segnale di ottimismo
Al momento, Zte ha sottoscritto “più di 25 contratti commerciali 5G”, cui si aggiunge una lista di circa 60 operatori che stanno sperimentando la tecnologia, tra Asia, Africa, Medio Oriente ed Europa. Durante il Global Mobile Broadband Forum, il deputy chairman di Huawei Ken Hu ha invocato “un costo ridotto delle spettro” per evitare di zavorrare gli operatori.
L'Italia è uno dei pochi Paesi che ha già tenuto l'asta delle frequenze, incassando 6,5 miliardi di euro. “Le frequenze italiane – ammette Hu Kun – sono state tra le più care al mondo, ma le cifre investite dimostrano l'impegno e l'ottimismo degli operatori. È tardi per dire se il prezzo sia stato talmente alto da condizionare lo sviluppo futuro. Lo vedremo presto, perché il 5G in Italia sarà realtà a breve”.
Nei passi verso la diffusione delle nuove reti, Hu Kun ha sottolineato l'esistenza di una “comunicazione continua” con il governo: “È importante scambiare idee ed è in programma un incontro con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli”, con il quale non c'è stato ancora un faccia a faccia. “Ma – ha aggiunto il ceo - siamo in contatto con lo staff tecnico del ministero". Nel corso di Smau, Hu Kun ha conversato per alcuni minuti con il sottosegretario allo Sviluppo economico Alessandra Todde, intervenuta durante l'inaugurazione della manifestazione.