C'è un profluvio di emoticon, ci sono i cuoricini e le faccette innamorate, ci sono tutti i crismi di un post da influencer, ma quello che è comparso sull'account Instagram della Commissione Ue è un duro rimbrotto a YouTube e alla "disinformazione" che circola online sula riforma europea del copyright.
La riforma approvata in settembre, scrive la Commissione, non cambierà YouTube, ma cercherà di garantire maggiori introiti agli artisti che vi caricano il proprio materiale.
Cose dette e ridette più volte, ma c'è una novità: di fronte alla "disinformazione online", l'Ue decide di rispondere usando gli stessi strumenti. E, sapendo bene quanto pesa oggi Instagram, specie tra il pubblico di maggiori consumatori di video su YouTube, lo fa sul proprio account.
Cosa dice la Commissione su YouTube e il diritto d'autore
L'Ue critica chi afferma che la riforma della legislazione europea sul copyright metterebbe fine al modo in cui YouTube è in questo momento, ponendo limiti all'immensa quantità di materiale riversato sulla piattaforma al ritmo di 400 ore ogni minuto.
"Questo non è vero", chiarisce Bruxelles, "gli utenti YouTube e gli utenti continueranno a fare quello che fanno oggi sulle piattaforme online, che resteranno lo stesso hub per i contenuti creativi, ma i creatori e gli autori godranno di una protezione molto maggiore dalle violazioni del copyright”.
L'obiettivo della normativa è quindi garantire ai produttori di contenuti una maggiore fetta degli introiti che ne ricavano le piattaforme. “La Commissione europea – continua la nota - promuove e protegge la creatività e l'ingegno delle persone che creano video, pubblicano la loro musica online, scrivono blog e creano altre forme di contenuto. Ma dobbiamo anche lavorare di più per proteggere i loro diritti e garantire che siano pagati il dovuto. Al momento, la maggior parte del valore aggiunto rimane con le piattaforme. Dobbiamo colmare questo divario e garantire una migliore remunerazione per i creatori”.
Secondo i dati raccolti dall’IFPI nel Global Music Report del 2018, negli ultimi tre anni i contenuti creativi in rete hanno registrato un aumento enorme. Solo nell’ultimo anno i ricavi sono cresciuti dell'8,1%, per un giro d’affari che è arrivato a 17,3 miliardi di dollari. Lo scopo della Commissione Europea è quello di “rafforzare l'influenza e la posizione di autori e artisti, inclusi gli YouTubers, e dare loro una voce più forte." "Crediamo che artisti e creatori dovrebbero ottenere una giusta remunerazione per la loro creatività e il duro lavoro che stanno condividendo online", prosegue la nota, "riteniamo inoltre che i contratti tra piattaforme online e creatori debbano essere trasparenti”.
L'altra faccia della medaglia
YouTube si difende sostenendo di aver aumentato nell’ultimo anno i versamenti all'industria musicale, ma secondo la ricerca condotta dall’IFPI “nel 2017 i creatori di contenuti e gli artisti hanno ricevuto solo 65 centesimi per utente all'anno in royalties”. La Commissione Europea quindi conclude dicendo che “dobbiamo essere sicuri che il divario di valore tra creatori di contenuti, autori, editori e piattaforme online venga colmato. Le nuove regole che abbiamo proposto assicurano che i creatori siano informati sull'uso delle loro opere e performance. Ciò include anche un meccanismo in base al quale i creatori possono richiedere e ottenere una giusta quota quando la remunerazione inizialmente concordata diventa sproporzionatamente bassa rispetto ai ricavi generati dall'uso delle loro opere”.
Una battaglia tutto sommato corretta ma che deve scendere a patti con un’altra faccia della medaglia: l’importanza che le piattaforme stesse hanno avuto negli ultimi anni nella diffusione di contenuti. Il mercato discografico, che è quello che più di tutti usufruisce dell’apporto della rete per rigenerarsi, ne è un ottimo esempio. Lo stesso rapporto IFPI citato dalla Commissione Europea infatti ci dice che “Lo streaming ora rappresenta il 38,4% dei ricavi totali della musica registrata e la sua crescita ha più che compensato un calo del 5,4% delle entrate fisiche e un calo del 20,5% delle entrate dei download. Il reddito totale digitale dello scorso anno ha rappresentato per oltre la metà di tutte le entrate (54%) per la prima volta”.
Ciò vuol dire che ormai più della metà del mercato musicale si è spostato in rete e quindi le suddette piattaforme hanno il coltello dalla parte del manico e, se chiudessero i rubinetti domani, sarebbe un dramma per tutta l’industria, dall’artista all’ascoltatore passando per i tecnici. L’auspicio è che si possa trovare una felice convivenza, che venga rispettato il lavoro degli artisti ma anche delle piattaforme digitali, vera, reale, tangibile forma moderna di distribuzione dell’arte.