di Alessandra Spalletta
Roma - WeChat ha rivoluzionato internet, non solo in Cina. Una rivoluzione nata nell'era in cui gli smartphone soppiantano i pc, e che ha convertito l'uso dei social network da semplici chat in aggregatori di servizi grazie all'integrazione con piattaforme e-commerce. Risultato: schizzano le vendite online. Anche le imprese italiane possono ottenere nuovi canali di promozione nel mercato cinese dotandosi di un account ufficiale sulla piattaforma di messaggistica istantanea più utilizzata in Cina, fondata da Tencent nel 2011. Se ne è parlato al convegno "Fare comunicazione e-commerce in Cina. Da WeChat ai principali market place" organizzato dalla Fondazione Italia Cina e dallo Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, a pochi giorni dall'annuncio da parte di StateCounter (società irlandese specializzata in 'web analytics') del sorpasso - per la prima volta nella storia - del numero di pagine internet visualizzate con uno smartphone rispetto a quelle visitate al pc. Una notizia che conferma un trend già in atto da tempo in Cina, dove "gli utenti internet hanno raggiunto quota 710 milioni (un cinese su due naviga in rete), il 92,5% si collega a internet tramite un dispositivo (dati China Internet Network Information Center) e oltre 700 milioni - praticamente tutti - usano WeChat per controllare il meteo, fare shopping o pagare le bollette", ha spiegato Andrea Canapa, responsabile dell'ufficio di Roma della Fondazione Italia Cina. Rimane basso, invece, il numero di utenti internet nelle aree rurali, che contano per meno di un terzo del totale. Meà' della popolazione cinese vive una seconda vita su un'applicazione che contiene tutte le altre app all'interno di un sistema dal quale virtualmente non si esce mai. E che si colloca tra i top ten dei servizi di messaggistica in Cina, seguito da Sina Weibo (il twitter cinese), QZone, QQ, Baidu (il google cinese). Tre di queste piattaforme - WeChat, QZone e QQ - sono sviluppate da Tencent che detiene il 90% del mercato.
PERCHE' WECHAT SPOPOLA
"Non sorprende che WeChat abbia compiuto l'evoluzione da chat e divertimenti verso la più completa piattaforma di business", ha osservato Andrea Ghizzoni, Country Director di WeChat Italia. Soprattutto grazie all'acquisizione del 20% di JD.com (il secondo dei colossi e-commerce B2C cinesi e la più grande internet company per fatturato), WeChat è diventata una soluzione eCommerce "end-to-end" attivando un'integrazione che consente al cliente di accedere direttamente al mall con un clic e pagare tramite Tenpay (wechat pay). Risultato dell'operazione: 169 milioni di utenti fanno shopping su WeChat facendo registrare all'azienda un valore annuale della vendita online di 71,5 miliardi di dollari. Ciò avviene nel primo mercato e-commerce del mondo con un fatturato di 600 miliardi di dollari. Si va a caccia di 'esperienze': WeBoutique (store online) di Dior l'anno scorso per San Valentino ha messo in vendita 200 pezzi di Lady Dior Small (che costa circa 3200 euro) registrando in 18 ore il tutto esaurito. Anche Chloe', Michale Kors, Montblanc e Valentino hanno lanciato iniziative simili.
CHE COS'E' L'M-COMMERCE E CHI LO FA
"E' cosi' che nasce M-Commerce (Mobile Commerce): a fine 2015 il 51% delle vendite via web è avvenuta tramite smartphone, una quota che si prevede cresca al 75% entro il 2020", ha specificato Canapa. "Il boom di internet in Cina avviene quando i social media e gli smartphone sono già diffusi", ha spiegato all'AGI Andrea Ghizzoni. "Il browsing dei siti web è praticamente nullo - aggiunge Ghizzoni - l'utilizzo di tante applicazioni diverse è' stato superato in Cina dall'idea di calare tutte le app dentro un social media naturalmente mobile. E' cosi' che in poco tempo, ha sottolineato, "la chat è diventata l'abilitatore di tutto internet in mobilita'". Ma in che modo le aziende italiane possono usare WeChat? "E' principalmente uno strumento di comunicazione sia per aumentare la notorietà del marchio sia per fornire informazioni su di esso", ha spiegato Ghizzoni. Con WeChat l'azienda può fare lo storytelling, quindi "raccontare cosa c'è dietro a un brand". Ma WeChat può diventare anche uno strumento di vendita e di e-commerce laddove l'azienda avesse già delle WeBoutique. Attenzione: "WeChat non è market place e quindi non segue il lavoro di vendita". Distinto quindi dal colosso dell'e-commerce Alibaba. "Alibaba è Amazon, WeChat è tutto il resto di internet", ha specificato il country manager.
LE IMPRESE ITALIANE PARLANO CINESE
Una cosa è certa: l'Italia si sta attrezzando per fare business in Cina. "Le nostre aziende devono imparare a usare linguaggi familiari ai cinesi", ha detto in collegamento skype da Pechino l'ambasciatore italiano in Cina Ettore Sequi. "Oggi il 21% degli utenti internet mondiali si concentra in Cina - ha aggiunto - WeChat sta trasformando il mondo dei social network ". "Quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto visita in Cina nel settembre scorso - ha ricordato Sequi - è rimasto colpito dall'efficacia di Wechat: 'Perché non lo facciamo anche in Italia!'". I turisti cinesi all'estero l'anno scorso sono stati 120 milioni e hanno speso 215 miliardi di dollari, in aumento del 53% rispetto al 2014: "Di questi, 1,5 milioni ha visitato il nostro Paese - ha detto l'ambasciatore - WeChat può essere applicato anche in Italia per facilitare i pagamenti oppure fornire indicazioni stradali in cinese per sopperire alla mancanza di segnaletica in lingua cinese". Per le aziende che sbarcano in Cina l'emarketing in Cina è oggi uno strumento essenziale per farsi conoscere sul mercato: "E' il passaggio propedeutico per poter essere competitivi sulle differenti piattaforme del commercio elettronico", ha dichiarato Claudio Pasqualucci, direttore dell'Ufficio Ice di Shanghai. "WeChat ha anticipato i tempi dotandosi di strumenti veloci e innovativi che consentono di raggiungere un target di potenziali consumatori particolarmente selezionato e mirato - ha commentato - se a questo aggiungiamo che WeChat all'interno della sua piattaforma consente di gestire e-store mirati, comprendiamo come esso si candidi a diventare presto uno dei principali veicoli di promozione di made in Italy a carattere nazionale", ha concluso Pasqualucci.
FARE BUSINESS CON WECHAT, ECCO COME
WeChat Italia oggi semplifica i passaggi per penetrare il mercato cinese. "Le aziende possono registrare un account ufficiale senza necessariamente avere la business licence cinese - ha spiegato Ghizzoni - si tratta di una procedura speciale che passa attraversa l'autorizzazione diretta del gruppo. WeChat Italia richiede un investimento pubblicitario minimo, 15mila euro all'incirca, per filtrare la lunga coda delle richieste in attesa di semaforo verde". Valentino è stata tra le prime aziende a sbarcare su Wechat insieme alla prima ondata di richieste provenute dai grandi marchi di moda. Poi sono arrivate le aziende del design, "Una decina solo questo mese". Anche il mondo del food sta iniziando a muoversi: "Alcune piattaforme, come Marco Polo, fanno da aggregatori per le aziende dell'agroalimentare. Noberasco, azienda produttrice di frutta secca e disidratata, ha appena aperto l'account". Ghizzoni è fiducioso sul turismo, con il lancio a breve dell'account di Aeroporti di Roma. La prossima frontiera potrebbe essere il mondo dell'audiovisivo e quello delle co-produzioni cinematografiche: "Un trend crescente che potrebbe avvantaggiarsi dall'utilizzo di Wechat nell'ottica di guadagnare visibilità" ha sottolineato Andrea Canapa. Un trend che strizza l'occhio a Tencent che inizialmente ha fatturato vendendo principalmente videogiochi. Ma attenzione a registrare il marchio in Cina: "Il marchio registrato in Italia o in altri paesi non vi tutelera' in Cina", sottolinea l'avvocato Alessia Pastori dello Studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners. Anche l'ambasciata italiana in Cina ha aperto un suo account ufficiale. "Farci conoscere come marchio e guadagnare follower non e' stato facile - ha raccontato Sequi - Ma abbiamo attirato quote di mercato, lanciando ad esempio un corso fotografico per turisti cinesi". Un'altra idea lanciata dall'ambasciatore italiano riguarda i 70mila nuovi campi di calcio: "WeChat offre servizi diretti, come acquistare biglietti e seguire le partite in diretta". (AGI)