Sembra paradossale, eppure ci sono alcune ragioni che hanno causato il crollo delle borse americane proprio nel momento in cui l'economia Usa non solo va bene, ma va addirittura molto meglio del previsto. Wall Street perde come mai è ha perso nella sua storia in quello che è stato ribattezzato il "lunedì nero", che adesso sta diventando un martedì nerissimo per le borse asiatiche. Per avere l'idea di quanto pesante siano state le ultime 24 ore, solo i 500 principali investitori hanno perso circa 115 miliardi in qualche ora. Con casi simbolo come quello di Warrent Buffet, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos, che hanno perso di più di tutti.
Le ragioni potrebbero sembrare contro intuitive. Fino a qualche giorno fa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ricordato al mondo (a Davos) che mai periodo migliore ha avuto l'America, che i record positivi batuti giorno dopo giorno dai mercati azionari americani dimostravano che il suo Paese godeva di ottima salute e che la sua presenza alla Casa Bianca era il motore di questo periodo d'oro. E invitava tutti ad investire negli Usa.
Trump non esagerava. I mercati azionari non sono mai andati così bene e l'economia americana cresce a ritmi superiori rispetto al previsto. Ed è proprio questo il motivo, secondo gli analisti, che gli investitori scappano dal mercato azionario. L'economia va fin troppo bene e il tempo dei soldi facili è finito.
Il fatto che l'economia americana cresca infatti, secondo gli analisti porterà ad una serie di conseguenze che potrebbero ostacolare i loro affari.
- In primo luogo un aumento dei salari medi americani, sta già succedendo, come dimostrano i dati di gennaio.
- La conseguenza dell'aumento dei salari porterà ad un aumento della spesa, e quindi dell'inflazione.
- Una ripresa generale dell'economia potrebbe indurre le banche centrali a ridurre le 'flebo' iniettate finora nel sistema finanziario per sostenere l'economia: parliamo di 15mila miliardi dal 2008, anno di inizio della crisi, ad oggi.
- Queste condizioni come conseguenza indurrebbero gli investitori a vendere le azioni di società (mercati azionari) per comprare magari obbligazioni: le aziende prevedendo un aumento degli affari, sono indotte ad investire, quindi ad indebitarsi.
Quindi l'impressione generale che si ha leggendo i commenti degli analisti è che quando l'economia reale va troppo bene, si crea una frizione con la finanza, che preferendo sempre trovare la via migliore per guadagnare, cambia la propria strategia.
I tre più colpiti dal crollo di Wall Street
Come sempre si tratta di opinioni, che trovano base in meccanismi macroeconomici precisi, ma comunque sempre opinioni su un fatto reale: Wall Street è crollata. E a farne le spese sono stati proprio i campioni della speculazione ma anche quelli dell'industria digitale che negli ultimi anni hanno segnato le fortune Oltreoceano. Il podio delle perdite di Wall Street infatti se lo condividono Warren Buffett, il finanziere 87enne soprannominato l'oracolo di Omaha, che ha perso 5,1 miliardi. Il patron di Facebook, Mark Zuckerberg si piazzato al secondo posto, con perdite per 3,6 miliardi. Non è rimasto immune neppure l'uomo piu' ricco del mondo, Jeff Bezos, Ceo di Amazon, al terzo posto con il suo patrimonio sceso di 3,3 miliardi di dollari a 116,4 miliardi.
"Gli orsi stanno sentendo l'odore del sangue in strada"
Va detto che il cambio di rotta a Wall Street, già dalla scorsa settimana, è stato innescato dalla prospettiva di un rialzo dei dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve più veloce del previsto da parte delle principali banche centrali perché l'inflazione mostra segni di ripresa. "Ci stiamo preparando ad un viaggio difficile e per il presidente Trump sarà complicato questa volta dare la colpa a Barack Obama. Ho la forte sensazione che quest'ondata di vendite (a Wall Street) si intensificherà perché gli orsi stanno sentendo l'odore del sangue sulla strada", aveva detto a caldo Naeem Aslam di Think Markets.
Gli analisti appaiono spaccati. Alcuni ritengono che siano solo prese di beneficio che spianano la strada ad ulteriori guadagni per Wall Street, sostenuti da forti risultati societari e dalla riforma fiscale di Trump. Altri, come Aslam, temono possa essere l'inizio di un ritorno alla fase del mercato orso, cioè a dire ribassista. E l'arrivo di un nuovo presidente alla guida della Federal Reserve alimenta l'incertezza.