Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha indicato il nome di Ignazio Visco per la carica di governatore di Bankitalia. Domani il Consiglio superiore di Bankitalia si riunirà alle 8.30. Poi il premier porterà il nome del nuovo Governatore in Cdm per la delibera che verrà sottoposta al Capo dello Stato Sergio Mattarella (Il Sole 24 Ore). Sembra finito quindi il braccio di ferro per la nomina del numero uno di Bankitalia, il cui mandato scadrà il primo novembre. La nomina finale spetta al Presidente della Repubblica, mentre l'organismo di via Nazionale si riunirà domattina per valutare la proposta di Gentiloni (La Repubblica).
Il 'Ciampi boy'
I sei anni di Visco sono stati sei anni sotto assedio. Prima della crisi economica, poi di quella bancaria, infine dei partiti che a gran voce ne hanno chiesto la testa. Non si può dire che il primo mandato da governatore della Banca d'Italia di Ignazio Visco sia stato semplice. Ma lui, da buon 'Ciampi boy' (Il Foglio) ha sempre tenuto la barra dritta e rivendicato con forza il ruolo stabilizzatore svolto da via Nazionale "nonostante i venti contrari". Anche sulle banche. Che "non sono andate a rotoli" sebbene l'Italia abbia vissuto negli ultimi dieci anni "la crisi peggiore della sua storia", come forse neanche in tempo di guerra.
È stata Palazzo Koch, nella ricostruzione di Visco, a far emergere il marcio che si annidava nei bilanci di Mps e delle banche venete. Ed è pronto a dimostrarlo, forte di una documentazione di oltre 4.000 pagine, anche davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Pier Ferdinando Casini, cui ha dato immediata disponibilità ad essere ascoltato (Huffington Post).
Sei anni, mai una polemica diretta
Per il resto, in questi sei anni, mai una polemica diretta. Piuttosto il silenzio, come di fronte ai massicci attacchi di questi giorni. Succeduto a un 'monumento' europeo come Mario Draghi, Visco ha sempre scelto la strada dell''understatement'. E quando si è trattato di difendere il proprio ruolo e l'autonomia dell'istituto centrale lo ha fatto con numeri e tabelle, da economista e uomo delle istituzioni qual è. Magari qualche sassolino dalle scarpe se lo potrebbe togliere a conferma certificata, ma non sarebbe nello stile di questo napoletano 'anomalo', che spesso nasconde dietro la freddezza dei dati la sua timidezza caratteriale. D'altronde fa parte del suo 'karma' non essere mai il 'preferito'.
Non lo era di certo nell'ottobre del 2011, quando fu nominato governatore e la battaglia sembrava giocarsi tutta tra l'allora direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli, voluto dall'allora ministro Giulio Tremonti e dalla Lega Nord, e Lorenzo Bini Smaghi, costretto a lasciare la Bce per far posto a Draghi. Fu un compromesso, la classifica vittoria dell'outsider, quello che lo portò a fare il doppio balzo da vicedirettore generale allo studio da governatore.
Tutta la vita in Bankitalia
Bankitalia, insieme agli studi economici, è stata tutta la sua vita. Classe 1949, Visco è entrato per la prima volta a via Nazionale nel 1972. Dopo un corso di perfezionamento presso la University of Pennsylvania, nel 1974 viene assegnato al Servizio Studi di cui diviene responsabile nel 1990. Tra il 1997 e il 2002 l'unica parentesi extra-Banca, da capo economista dell'Ocse a Parigi. Nel 2004 viene nominato funzionario generale dell'istituto, prima come direttore centrale per le Attivita' estere e, dal 2006, come Direttore centrale per la Ricerca economica. Nel 2008 Draghi, che lo ha sempre stimato tanto da presenziare alle sue ultime 'Considerazioni finali' quasi a benedirne la riconferma, lo promuove vicedirettore generale. Poi, nel 2011, l'inizio del primo mandato da governatore.