Una settimana fa Matteo Salvini aveva dichiarato alla stampa che da Bruxelles stava per arrivare una buona notizia. Ovvero che l'Unione Europea era pronta ad alzare dal 40% al 55% la partecipazione al finanziamento del tunnel di base della Torino-Lione. Il costo del corridoio tra Bussoleno e Saint Jean De Maurienne è di 8,6 miliardi di euro.
La proposta di portare al 50% dal 40% le risorse per questo tipo di opere (l'altro 5% è uno stanziamento per i progetti strategici gestiti da società binazionali, come appunto la franco-italiana Telt) è stata in realtà avanzata mesi fa per il bilancio 2021-2027 della Commissione. La materia, che deve essere ancora approvata da Consiglio e Parlamento, entra però solo ora nel dibattito politico italiano in seguito alle dichiarazioni, riportate dalla stampa francese, della coordinatrice del Corridoio mediterraneo della Ue Iveta Radicova. L'ex premier slovacca ha ricordato da Lione tale possibilità, e la maggior parte dei media nazionali ne hanno ricavato un titolo.
Il M5s potrebbe quindi ritrovarsi senza più alibi di fronte alla Lega, la quale ha sempre spinto per la realizzazione dell'infrastruttura. Che Salvini intendesse andare all'attacco sulla Torino-Lione dopo il voto europeo che ha ribaltato gli equilibri nella maggioranza era prevedibile. Così come in molti si aspettano che, in caso di rimpasto, una delle teste destinate a cadere sia quella di Danilo Toninelli, che da ministro delle Infrastrutture aveva commissionato il contestatissimo rapporto costo-benefici che bocciava la realizzazione del tunnel. Ora, che la proposta europea è salita all'attenzione del grande pubblico. ecco la tessera giusta per finire il puzzle.
"Il voto in Piemonte un referendum sulla Tav"
"Qualsiasi ulteriore analisi costi-benefici con questi ulteriori finanziamenti renderebbe assolutamente utile, vantaggioso e doveroso completare un'opera fondamentale che ha avuto l'ok sotto forma di referendum delle elezioni regionali da oltre l'80% degli elettori piemontesi", aveva detto Salvini la settimana scorsa, commentando quelle anticipazioni oggi confermate. La speranza del vicepremier è che il M5s approfitti della novità per dire sì alla Tav senza perdere troppo la faccia, dal momento che il rapporto costi-benefici aveva posto la questione su un piano economico, non ideologico. "Noi abbiamo piena fiducia nel ministro Toninelli", aveva aggiunto Salvini, "contiamo che dal M5s arriveranno tanto sì".
Dopo le parole di Radicova Salvini non è ancora tornato sulla questione, avendo messo bene in chiaro in precedenza la sua posizione in merito. A dargli manforte, e ad azzardare qualche conto, arriva il deputato Davide Gariglio, in quota Pd nella Commissione Trasporti.
"Con la disponibilità dell'Unione europea di portare dal 40 al 55 per cento la sua partecipazione al finanziamento del tunnel di base della Torino-Lione, l'Italia risparmierebbe oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro", afferma Gariglio, "a oggi infatti il nostro paese spenderebbe 3 miliardi di euro per la tratta internazionale e 1,7 miliardi di euro per la tratta nazionale ma con la nuova rimodulazione dei finanziamenti da parte dell'Ue i costi si ridurrebbero passando a 2 miliardi di euro e 1,3 miliardi di euro rispettivamente per la parte internazionale e nazionale. Rinunciare ad una opera strategica con costi così ridotti sarebbe una follia".
Ma non è una novità
Se la possibilità di un aumento del contributo Ue all'infrastruttura rientra solo ora nel dibattito nazionale, già lo scorso 19 febbraio fonti comunitarie avevano ricordato che tale eventualità non era già allora una novità ma che si trattava della proposta che la Commissione aveva già fatto al Consiglio Ue e al Parlamento europeo in vista dell'approvazione del prossimo bilancio pluriennale 2021-20127.
Le fonti avevano precisato che questa possibilità è "esplorabile" solo se le parti decidono di procedere con il progetto. I fondi o una parte dei fondi Ue stanziati (813,8 milioni) per l'attuale periodo 2014-2020 (e anche quelli futuri) si perdono, infatti, se una parte decide di non procedere con il progetto o continua a ritardarlo, ribadisce Bruxelles.
Per spiegare la questione del cofinanziamento al 50%, un portavoce della Commissione aveva ricordato che "nella sua proposta del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, la Commissione ha proposto un bilancio totale di 30,6 miliardi di euro per la Cef, la Connecting Europe Facility, e anche di aumentare il tasso massimo di cofinanziamento per progetti transfrontalieri come il progetto Lione-Torino, dal 40% come avviene oggi al 50%. Tuttavia, questa non è una proposta specifica per il progetto Lione-Torino e dipende dall'esito dei negoziati sul bilancio pluriennale tra il Parlamento europeo e il Consiglio", aveva sottolineato lo stesso portavoce.
La Commissione aveva quindi ribadito che "i ritardi nell'attuazione del progetto potrebbero portare a una riduzione della sovvenzione UE, in linea con il principio 'usalo o perdilo': 813,8 milioni di euro del cofinanziamento CEF sono stati approvati per la prima fase dei lavori e questa somma è subordinata ai progressi compiuti sul cantiere. Attualmente il progetto subisce un ritardo crescente in vista della sospensione di appalti pubblici importanti e finanziariamente voluminosi, su richiesta del governo italiano (è bloccato da settembre 2018)". "E "poiché il calendario concordato non è stato pienamente rispettato, più passa il tempo, maggiore è il rischio che alcuni fondi debbano essere riassegnati in futuro".