Non c'è pace per Uber. Nè mai ce ne potrà essere finché la app continuerà ad aggirare i tentativi delle autorità statali di farla sottostare alle loro regole. Israele si è aggiunta alla lista dei Paesi che, almeno per un periodo, le hanno impedito di operare sul proprio territorio dopo aver violato le leggi locali.
Una Corte di Tel Aviv - leggiamo su Haaretz - ha accolto il ricorso dell'associazione de taxisti locali che avevano denunciato Uber per concorrenza sleale in quanto operava senza la necessaria assicurazione. I servizi Uber Day e Uber Night verranno quindi vietati a partire da domani, mentre il servizio Uber Taxi continuerà a essere attivo. La notizia è particolarmente significativa se si considera che Israele è considerata da sempre uno degli ecosistemi più importanti al mondo per le startup, capace di creare alcune delle aziende più finanziate al mondo e una struttura di investimenti pubblici e privati che è da molti considerata un modello invidiato, e imitato.
"Chi usa Uber è un criminale"
È ancora atteso l'esito di un ricorso parallelo che il ministero dei Trasporti israeliano ha depositato contro Uber sulla base della norme che vieta a chi non ha una licenza da tassista di trasportare persone a pagamento. Secondo il ministero, a violare la legge non sarebbe solo chi guida un auto di Uber, ma anche chi la utilizza. "Chi sale su un'auto di Uber è un criminale, che guidi o venga trasportato", ha dichiarato una fonte del dicastero.
Uber è operativa in Israele da circa un anno con un piccolo parco auto, allargato il mese scorso nonostante la contrarietà del governo. Il successo riscontrato nello Stato ebraico è legato, spiega Haaretz, alla "relativa carenza di trasporti pubblici e al traffico intensissimo", aggravato dall'assenza di metropolitane.