Basta guardare com'è vestito e sentire le sue prime parole per capire quanto la strategia di Uber sia cambiata. Convinzioni solide ma toni bassi: Dara Khosrowshahi è intervenuto durante la DLD Conference di Monaco per la sua prima uscita pubblica in Europa da quando è ceo della società.
Dalla parte dei dreamer
Indossa giacca e maglietta, sulla quale c'è scritto “We are all dreamers”, “Siamo tutti dreamers” (le persone entrate illegalmente da minori negli Usa, protetti da un provvedimento di Obama che Donald Trump vuole cancellare). “Gli Stati Uniti – afferma Khosrowshahi, nato in Iran e arrivato ancora bambino negli Usa - sono una nazione di immigrati, cui bisogna permettere di continuare a vivere la propria vita”. Messaggio diretto alla Casa Bianca.
La linea del dialogo
Quando si parla di Uber, però, i toni dell'attuale ceo sono molto più concilianti, soprattutto se confrontati con quelli del suo predecessore Travis Kalanick. Se il fondatore dell'app puntava ad abbattere le barriere del mercato a testate, Khosrowshahi afferma che Uber potrà affermarsi “solo attraverso il dialogo” con le autorità locali.
Non rinuncia però a criticare i lacci imposti da alcuni Paesi, come la Germania, dove c'è “una regolamentazione che non avrà senso nel prossimo decennio”, che “dovrà cambiare” per “ridurre traffico, inquinamento e costi”. Un messaggio rivolto non solo a Berlino.
“Uber doveva cambiare”
Intervistato dalla capo redattrice di "Bild" Tanit Koch, il ceo ha anche risposto ad alcune domande sui problemi affrontati dalla società nel 2017 (dall'accusa di sessismo e molestie alla falla nei sistemi di sicurezza). Con l'alleggerimento di Kalanick anche a livello azionario (ha venduto parte della propria quota a SoftBank), Khosrowshahi prosegue verso l'obiettivo di rappresentare la discontinuità.
Ricorda che, quando gli è stato proposto di passare dalla guida di Expedia a quella di Uber, il suo primo pensiero è stato “no, grazie”. Poi ha cambiato idea. E “oggi - ha aggiunto - siamo focalizzati sulla crescita responsabile e vogliamo fare la cosa giusta. La compagnia sapeva che avrebbe dovuto cambiare”.
Guida autonoma? Tra 10-15 anni
Visti gli incidenti di percorso del 2017, Khosrowshahi dichiara che “il business di Uber va sorprendentemente bene. I tassi di crescita sono ancora straordinari, il food delivery di Uber Eat sta esplodendo e continuiamo a investire in nuovi settori, come le auto volanti”. E poi c'è la guida autonoma.
Uber ci sta investendo da anni, collabora già con Daimler, Volvo, Toyota e “arriveranno altre partnership”. Ma, a differenza di colleghi più ottimisti, Khosrowshahi sembra cauto. Se la guida assistita è già una realtà, serviranno “10-15 anni prima di vedere su strada un'auto completamente autonoma. C'è ancora molto lavoro da fare, come sviluppare mappe 3D per ogni città e sensori più economici”.