La Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che Uber un'azienda di trasporto taxi e non una piattaforma digitale. La richiesta di chiarimento è arrivata da parte di un giudice di Barcellona, che il 7 agosto 2015 si è rivolto ai giudici della Corte del Lussemburgo, dopo un esposto dell'associazione spagnola 'Taxi Elite' contro UberPop, che è una delle attività della società di noleggio con conducente, dove l'autista privato mette a disposizione la propria auto con chi ha bisogno di spostarsi. (La Repubblica).
Il giudice spagnolo, riferendosi a UberPop ma in realtà sollevando una questione che riguarda tutta Uber, laddove la compagnia Usa non chiarisce se è un servizio di trasporto o una semplice app, ha chiesto alla Corte "se l'attività di intermediazione tra il proprietario di un veicolo e la persona che deve effettuare spostamenti all'interno di una città debba essere considerata una mera attività di trasporto, un servizio elettronico di intermediazione o un servizio della società dell'informazione".
Cosa dice la sentenza della Corte europea su Uber
In quanto servizio di trasporto, Uber deve essere regolamentato da ciascuno Stato membro. Si tratta di una sentenza storica, perchè i giudici del Lussemburgo hanno ritenuto che a Uber non si applichi nè la direttiva sul commercio elettronico, nè la libera prestazione dei servizi nell'Ue, che avrebbero svincolato il colosso americano dalla regolamentazione nazionale sui trasporti (Il Secolo XIX).
Secondo i giudici di Lussemburgo, Uber non si limita all'intermediazione, ma "crea un'offerta di servizi di trasporto urbano", resi accessibili con strumenti informatici e di cui organizza il funzionamento generale a favore delle persone che intendono avvalersi di tale offerta per uno spostamento in area urbana. inoltre, per la Corte Ue, Uber esercita "un'influenza determinante sulle condizioni della prestazione dei conducenti", mentre l'applicazione fornita "è indispensabile sia per i conducenti sia per le persone che intendono effettuare uno spostamento in area urbana" (Il Foglio).
Di conseguenza, il servizio di intermediazione di Uber "deve essere considerato parte integrante di un servizio complessivo in cui l'elemento principale è un servizio di trasporto", ha detto la Corte Ue. Per i giudici di Lussemburgo, gli Stati membri sono dunque liberi di "disciplinare le condizioni di prestazione" del servizio offerto da Uber.
La replica di Uber: "Non cambia nulla in molti stati"
Uber dovrà perciò rispettare la legislazione nazionale sul lavoro e sulla sicurezza e conformarsi alle leggi che regolano le attività delle compagnie e cooperative dei taxi. in pratica la sentenza vieta all'azienda Usa di tornare alla carica con il servizio "UberPop", quello contro il quale i tassisti in tutta Europa sono insorti negli ultimi due anni, ottenendo in italia il divieto del servizio grazie a una sentenza del tribunale di Milano. UberPop infatti permette a chiunque di usare la propria macchina e lavorare come "imprenditore di se stesso": usare il proprio veicolo per trasportare clienti nelle città (Il Secolo XIX).
Uber replica che "questa sentenza non comporterà cambiamenti nella maggior parte dei paesi dell'Ue dove già siamo presenti e in cui operiamo in base alla legge sui trasporti". Così un portavoce di Uber ha commentato la sentenza della Corte di giustizia dell'Ue. "Tuttavia - aggiunge il portavoce - milioni di cittadini europei ancora non possono utilizzare app come la nostra. È arrivato il momento di regolamentare servizi come Uber, come anche il nostro afferma, ed è per questo che continueremo il dialogo con le città di tutta Europa, con l'obiettivo di garantire a tutti un servizio affidabile a portata di clic".
Il panorama europeo ha norme frammentate
Il panorama giuridico europeo che si presenta molto frammentato, ora potrà avvalersi della sentenza della Corte del Lussemburgo per regolarsi meglio e potrebbero esserci ripercussioni anche in altri settori. in Francia e in Germania Uber ha già accettato di muoversi come un servizio di trasporto. in gran parte dei Paesi europei il servizio UberPop è considerato illegale (Il Fatto Quotidiano).
In Olanda - dove Uber ha sede - in Estonia, islanda, Svizzera, Norvegia e Lussemburgo viene invece considerata come una piattaforma che connette il passeggero all'autista. In Italia la situazione invece da anni è in stallo.
L'offerta di Uber si è diversificata
in otto anni di esistenza l'offerta di Uber si è diversificata. UberPop è ormai illegale praticamente ovunque ma esistono altre formule in cui il servizio di Uber viene svolto e molte somigliano a quelle degli Ncc: tramite Uber, si noleggia un veicolo con autista, scegliendo tra offerte che differiscono in base alla qualità dell'auto. C'è UberX per i veicoli di fascia media, che trasportano fino a quattro passeggeri, con costi modesti.
Uber deve essere considerato parte integrante di un servizio complessivo in cui l'elemento principale è un servizio di trasporto.
il prezzo sale con UberXL, UberBerline, UberOne, UberGreen (per auto elettriche), UberBlack, UberVan, UberLux. Tante sigle, ma un'unica politica: ultraespansiva. Lo scorso aprile Uber ha lanciato l'idea di trasformarsi, entro il 2020, in una flotta di aviazione urbana, lanciando taxi volanti, veicoli elettrici in grado di decollare e atterrare in verticale come elicotteri.
L'altra idea è meno futuribile, è l'auto che si guida da sola: Uber ha già iniziato a sperimentare in varie città, tra cui Pittsbourgh negli Usa, un servizio di auto che si guidano da sole.
Cosa c'è dietro la battaglia sulla 'natura' di Uber
Dietro la battaglia sulla natura di Uber ce ne è un'altra sulla possibilità di regolare l'esistenza del lavoro sulle piattaforme digitali. Un "ambiente", e non solo un "supporto" tecnologico dove, probabilmente, si svilupperà il lavoro nella prossima generazione. Oggi il lavoro viene spesso pagato con il nuovo cottimo digitale, che ha provocato le proteste dei ciclo-fattorini di Foodora a Torino o di Deliveroo a Londra e Parigi.
La sentenza della Corte del Lussemburgo amplia la portata della sentenza di primo grado adottata dal tribunale del lavoro di Londra che ha disposto l'assunzione di 40mila autisti Uber Uk. inoltre la sentenza apre alla possibilità che lo stesso criterio si applichi ad altre piattaforme di economia collaborativa, come Deliveroo e Airbnb. Su questo problema la commissione Ue ha già detto che occorrerà studiare caso per caso. -
Uber oggi vale 70 miliardi di dollari
Uber è la startup più ricca del mondo e probabilmente anche la più famosa, sicuramente la più odiata dai tassisti. È una società che in otto anni è cresciuta a dismisura e ha rivoluzionato la natura stessa dei trasporti urbani di tutto il pianeta, ma lo ha fatto senza mai produrre utili, finanziandosi con un'ingente raccolta di capitali, grazie alla fiducia degli investitori.
Ecco perchè il suo fondatore Travis Kalanick, sotto pressione da mesi per le accuse di molestie sessuali che hanno coinvolto la sua azienda, non ha potuto far altro che togliere il disturbo, non appena a chiedergli di andarsene sono stati cinque grandi investitori, cioè quelli che forniscono alla startup i fondi necessari alla sopravvivenza e allo sviluppo.
La rivoluzione dei trasporti
La società nasce nel 2009, la storia delle sue origini è raccontata sul sito della stessa Uber: durante una nevosa serata a Parigi, nel 2008, Travis Kalanick e Garrett Camp, allora trentenni, non riuscivano a fermare un taxi. Fu cosi' che ebbero un'idea: e se si potesse richiedere una corsa con un click?
All'inizio si trattava di un'app per richiedere auto di lusso nelle aree metropolitane, poi l'azienda è decollata, ha rivoluzionato i servizi di trasporto urbano nel mondo, ora opera in oltre 500 città e in 66 paesi, mentre altre aziende simili a lei si sono diffuse, specie negli Usa e in Cina.
Bilancio in rosso, ma gli investimenti volano
Al 2009, l'anno della sua nascita, Uber non ha mai prodotto utili. Non è quotata in Borsa per cui non è tenuta a pubblicare libri contabili, tuttavia nel 2016 ha perso 3 miliardi di dollari, contro i 2,2 miliardi del 2015. in compenso il suo fatturato è in crescita, nel 2016 la società ha incassato 5,5 miliardi di dollari, più del doppio dell'anno precedente.
TechCrunch tuttavia ha calcolato che Uber spende 1,55 dollari per ogni dollaro che guadagna, non è che ha le mani bucate, è che investe tantissimo: si espande a un ritmo forsennato, deve far fronte a ingenti spese legali, spende parecchio in sviluppo in ricerca, soprattutto per i progetti dell'auto che si guida da sola.
Per finanziarsi Uber raccoglie capitali, non in Borsa, ma direttamente sul mercato e attira questi capitali, miliardi di dollari, 2 miliardi solo nel 2016, perché gli investitori sanno che la società opera in perdita per guadagnare quote di mercato, eliminare la concorrenza ed è attenta alla gestione, cioè non spreca risorse, investe e paga poco i suoi fornitori.