C’era una volta il turismo. Quello semplice semplice di chi andava all’estero a godersi le bellezze naturali o a conoscere nuove culture. C’era una volta. Oggi, invece, sembra che le cose siano cambiate e all’estero si vada per… curarsi.
In un articolo su La Stampa, Paolo Baroni fa il punto su questa nuova tendenza (che poi, in realtà, tanto nuova non è), il cosiddetto turismo sanitario o 'medical tourism'. Partiamo dall’Italia. Quali sono i Paesi più gettonati e perché? Noi italiani andiamo soprattutto in Croazia per le cure dentarie o in Turchia se abbiamo bisogno di un trapianto di capelli a prezzi contenuti. Ma vediamo quali sono le attrattive sanitarie che offrono i vari Paesi del mondo.
La principali 'attrazioni' turistiche
- Interventi ortopedici: si va in Estremo Oriente, in Thailandia o in Malesia, ma anche in Turchia ed Ungheria
- Cardiologia e cardiochirurgia: la prima destinazione sono gli Usa
- Tumori: svettano Francia e Germania e a livello globale ancora gli Stati Uniti
- Chirurgia estetica: la meta preferita è il Sud America, in primo luogo il Costa Rica e a seguire Brasile e Messico.
- Ortodonzia: la Croazia è meta preferita, soprattutto dagli italiani
- Trapianti capelli: vale lo stesso discorso di sopra, solo che stavolta la meta è la Turchia
Un business da 100 miliardi di dollari
Come ogni business che si rispetti, anche il turismo sanitario ha un giro d’affari considerevole. Uno studio della Deloitte calcola che ogni anno nel mondo sette milioni di persone si mettono in viaggio per motivi di salute, generando già oggi un volume d’affari di 100 miliardi di dollari, che diventeranno 150 nel 2018. E I ricavi generati dal turismo sanitario ammontano già a 12 miliardi di euro in Europa, secondo le stime dell’Osservatorio OCPS-SDA Bocconi.
In Italia il saldo è negativo
L’Italia ha oggi il 17% della quota europea, pari a 2 miliardi, ma oggi il saldo è negativo: a fronte di 5 mila stranieri che scelgono di farsi curare da noi ce ne sono 200 mila italiani che vanno all’estero (soprattutto per cure dentarie, chirurgia estetica e ricostitutiva, trapianto dei capelli, terme). Da noi si viene invece per prestazioni a più alto tasso di specializzazione: neurologia, cardiochirurgia, oncologia, chirurgia bariatrica e ortopedia. A ricercare cliniche e ospedali italiani per ora sono soprattutto pazienti che provengono dai Paesi arabi, Svizzera, Russia e Albania e che spendono per cure ed interventi cifre variabili tra i 20 e i 70 mila euro.
Perché si va all’estero per curarsi
Si cerca un ospedale all’estero sia per interventi che non sono consentiti nel proprio Paese, come poteva essere in Italia la fecondazione eterologa assistita, ma soprattutto per una questione di costi. Non a caso oggi la Thailandia è diventata la prima destinazione in assoluto a livello mondiale nel campo del ‘medical tourism’ con 1,2 milioni di visitatori (Bumrungrad Hospital di Bangkok è diventato un centro di assoluta eccellenza e cura ben 400 mila stranieri ogni anno), seguita da Messico (1 milione), Malaysia (850mila), Usa (800 mila), Singapore (610 mila) e India (400 mila).
Due esempi:
- Bypass coronarico: negli Usa costa 88 mila dollari, contro i 37.800 del Messico, 23mila in Thailandia o 14.400 dollari in India. Mentre in Italia in una clinica privata si pagano al massimo 35-40 mila euro
- Rinoplastica: negli Usa si spendono 6.200 dollari contro i 3-4mila di Messico e Thailandia.
Da quali Paesi si parte
A mettersi in giro per il mondo sono così soprattutto gli americani, ai quali per tutti gli interventi che sono quotati più di 6 mila dollari conviene di più andare in Messico, in Estremo Oriente o in Europa anche tendendo conto delle spese di trasferta. secondo uno studio di Global Healtcare Resources appena pubblicato, infatti, ben il 51% dei pazienti spende (spesso anche di tasca sua) tra i 10 mila ed i 50 mila dollari per curarsi all’estero ed un altro 16% si colloca nella fascia 50-100 mila dollari.
La classifica dei turisti sanitari
- Usa: 45% sceglie di farsi operare lontano da casa
- Germania: 34%
- Inghilterra: 23%
- Paesi arabi: 19%
- Italia: meno dell'1%