"Le politiche di Trump stanno aiutando i lavoratori americani più di quanto non abbia fatto Obama". Il Wall Street Journal bacchetta i democratici, anche quelli che si stanno candidando per sfidare Donald Trump nelle prossime presidenziali, e li avverte: "la vostra 'narrazione' di un'America come un incubo di dickensiana ineguaglianza", in cui i ricchi diventano più ricchi e tutti gli altri stanno peggio, non corrisponde alla realtà.
"Ragazzi - scrive l'Editorial Board del Wsj, il comitato che riunisce i capi e gli opinionisti del giornale e che ne elabora la linea editoriale - è ora di svegliarsi dall'economia di Barack Obama e di ammettere che tanti americani stanno prosperando grazie alla crescita più rapida e al mercato del lavoro più competitivo creati dai cambiamenti politici del 2017" e cioè dalle politiche del dopo Trump.
Il giornale americano non si limita a formulare una sua opinione ma, per dimostrare che l'economia di Trump ha aiutato i lavoratori americani più di quella di Obama, snocciola un bel po' di cifre. Ai democratici che sostengono che i neri e le persone di colore, nell'America di Trump, sono penalizzati sul lavoro, replica: il tasso di disoccupazione per i neri è del 6,2%, appena 2,9 punti percentuali in più rispetto al 4,6% dei bianchi di prima dell'inizio della recessione del 2008.
Inoltre la disoccupazione, dal dicembre 2016 (cioè dall'inizio della presidenza Trump) è diminuita del doppio sia per i neri che per i bianchi. E ancora: quasi un milione di neri e due milioni di ispanici hanno trovato un impiego da quando Obama ha lasciato l'incarico e le minoranze rappresentano oltre la metà di tutti i nuovi posti di lavoro creati durante la presidenza di Trump.
Cambiando fronte, ai democratici che dicono che gli americani per far quadrare i conti devono fare piu' lavori, il Wsj risponde con altri dati: circa il 5% degli americani ha più di un posto di lavoro e questo tasso è rimasto relativamente costante dal 2010. Eppure ora ci sono 1,3 milioni di americani in meno che lavorano part-time rispetto alla fine della presidenza Obama. Anche riguardo alle retribuzioni il Wsj dà ragione a Trump: i guadagni orari medi per gli addetti al settore manifatturiero sono cresciuti ad un tasso annuale del 2,8% durante la presidenza Trump rispetto all'1,9% del secondo mandato di Barack Obama.
L'Editorial Board mette poi a confronto la politica economica di Barack Obama, basata sul basso costo del denaro e su una regolamentazione dura e spesso punitiva nei confronti delle aziende e la deregulation trumpiana. Anche in questo caso la bilancia per il Wsj pende a favore dell'attuale presidente. "Ecco il grande paradosso dell'economia di Barack Obama. Gli acquisti obbligazionari della Federal Reserve e i tassi di interesse prossimi allo zero per otto anni hanno valorizzato gli asset finanziari e hanno permesso alle società di prendere a prestito a buon mercato, mentre i regolamenti punitivi dell'amministrazione Obama hanno alimentato l'incertezza aziendale e hanno depresso gli investimenti in capitale umano e fisico".
Per cui: "Chi deteneva attività finanziarie ha prosperato più dei salariati della classe media. I Democratici di Obama hanno parlato costantemente di disuguaglianza piuttosto che di crescita, e il risultato è stato una minore crescita e una maggiore disuguaglianza". Viceversa: "L'amministrazione Trump si è concentrata per lo più sulla crescita. Il suo mix di politiche di deregolamentazione e di riforma fiscale hanno innescato piu' investimenti privati e hanno creato posti di lavoro, aumentando la produttività e le retribuzioni per i non-ricchi.
Il risultato è stato una crescita più rapida e una minore disuguaglianza. I profitti delle imprese sono cresciuti nei primi due anni del presidente Trump quattro volte di più che durante il secondo mandato di Obama. Tuttavia, i pagamenti dei dividendi agli investitori sono aumentati maggiormente durante la presidenza di Obama e in questo periodo le imprese hanno ritirato gli investimenti in attrezzature, edifici e lavoratori".
La conclusione è che "non ci sono garanzie che questa crescita continuerà e la guerra commerciale e la politica monetaria potrebbero farla deragliare. Ma i democratici che ora si candidano per la presidenza vogliono tornare al mix di politiche di Obama di tasse elevate, ridistribuzione volente o nulla e ridistribuzione del reddito". E questo, seppure non lo scrive, il Wsj proprio non lo gradisce.
Lo scontro con la Federal Reserve
Con l'occupazione Usa che vola a giugno e con la crescita oltre le attese dei posti di lavoro aumentano però anche i dubbi sulle prossime mosse della Federal Reserve. A fine mese il direttivo dell'istituto centrale a stelle e strisce si riunirà per decidere se e di quanto tagliare i tassi d'interesse, come più volte sollecitato dal presidente Usa, Donald Trump. E se finora il mercato prezzava al 25% un taglio di mezzo punto, i futures sui Fed Funds danno ora le possibilità in calo al 9%.
Un approccio però che non piace all'inquilino della Casa Bianca che ha sferrato un nuovo attacco. La Fed viene così accusata di incompetenza per non voler stimolare l'economia con la politica dei tassi. Secondo Trump la banca centrale statunitense "non sa quello che sta facendo" perché con una riduzione del costo del denaro, l'economia americana "andrebbe come un razzo".