Da una parte si alzano i toni, con il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che evoca la fine dell'euro e lo spettro della Grecia, e il vicepremier Matteo Salvini che replica accusandolo di essere il responsabile della reazione sfavorevole dei mercati al Def. Dall'altra si lavora a un compromesso: il commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici, si mostra dialogante e Giovanni Tria, fa (o ottiene?) una parziale marcia indietro: sì, il deficit italiano salirà al 2,4% in modo da finanziare le promesse contenute del programma, dal reddito della cittadinanza allo smantellamento della Fornero, ma solo per un anno. Poi è destinato a scendere "gradualmente" negli anni successivi, ha chiarito il ministro dell'Economia stamane, durante un convegno di Confindustria. E i mercati apprezzano: alle tre del pomeriggio lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi, che ieri aveva sfondato quota 300, si stabilizza a 285 punti base e la borsa di Milano registra la performance migliore in Europa, con un rialzo che sfiora l'1,4%. "L'Italia ha compreso i timori dell'Ue", dichiara il Commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, che giudica "un buon segnale la revisione dei conti".
Altri 15 miliardi per gli investimenti
"Riteniamo di importanza fondamentale la riduzione debito pubblico che, a prescindere dalle regole europee, va affrontato", ha spiegato oggi Tria, "serve un mutamento profondo della strategia della politica economica e di bilancio che fino a oggi non ha consentito l'aumento del tasso di crescita e di ridurre il debito e il tasso di disoccupazione". Obiettivo del governo"eliminare in 2 anni i divari di crescita rispetto all'Europa". A tale scopo "nei prossimi tre anni intendiamo mettere in bilancio altri 15 miliardi addizionali a quelli già stanziati per gli investimenti", ha proseguito il ministro, "la scommessa sarà quella di utilizzare in modo efficiente queste risorse. Vuol dire che parte del deficit pubblico che verrà programmato sarà costituito da queste risorse per investimenti addizionali".
Reddito di cittadinanza: la Gdf contro i 'furbetti'
Davanti alla platea degli industriali, Tria è stato chiamato a dissipare le loro perplessità sul cavallo di battaglia del programma pentastellato: il reddito di cittadinanza. Il governo deve "evitare che diventi disincentivo al lavoro", ha avvertito il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. "il messaggio che lanciamo è che si metta al centro la questione lavoro. Il fine del reddito di cittadinanza deve essere di accompagnamento all'occupazione".
Tria ha assicurato che c'e' un piano della Guardia di Finanza per intervenire nella "linea di divisione che ci può essere tra lavoro nero e poveri che chiedono il reddito di cittadinanza". "Chi giocherà su quello - ha avvertito Tria - andrà su un terreno molto rischioso". "Lo strumento del reddito di cittadinanza, che verrà posto in essere fin dal prossimo anno, è un obiettivo del governo per assicurare un più fluido accompagnamento delle risorse di lavoro da un impiego all'altro", ha concluso Tria, aggiungendo che la misura ha il duplice scopo di "garantire la necessaria mobilità del lavoro e un reddito per coloro che si trovano nelle complicate fasi di transizione determinate dai processi di innovazione tecnologica. Aggredendo al tempo stesso quelle sacche di povertà che non sono accettabili nel settimo paese più industrializzato al mondo".
Salvini ribadisce: "L'obiettivo è far calare il debito"
Anche il vicepremier, Matteo Salvini, interpellato dai cronisti alla Camera, ha certificato che "l'unico punto fermo" è il deficit/Pil al 2,4%: "Certo che è acquisito, non si discute, altrimenti i soldi per Fornero e altro" non ci sono. E sulla decisione di abbassare il deficit dal 2020: "Nessuna resa, lo abbiamo sempre detto: il nostro obiettivo è far calare deficit e soprattutto debito".
Sulla stessa linea l'altro vicepremier, Luigi Di Maio: il rapporto deficit/Pil resta al 2,4% "sicuramente per il 2019", "per il "2020 e il 2021 stiamo vedendo di accelerare l'abbassamento del rapporto con un intervento massiccio di tagli agli sprechi, di previsione della crescita più alta e di valorizzazione degli investimenti", ha detto incontrando i cronisti. Nella manovra, ha aggiunto, "deve restare tutto quello che abbiamo promesso agli italiani. Altrimenti non ha senso andare avanti. Non taglieremo nulla alle spese sociali". "Se nel 2020 e nel 2021 con la crescita, le clausole di salvaguardia, i tagli agli sprechi si abbassa il deficit - ha poi argomentato Di Maio - saremo ancora piu' contenti", e comunque "nel 2019, nel 2020 e nel 2021 ci sarà il reddito di cittadinanza, la pensione di cittadinanza, il superamento della Fornero, i rimborsi ai truffati delle banche, l'abbassamento delle tasse per imprese e partite Iva", ha concluso.