La laurea non serve, ma pesa, specie se si hanno tra i 30 e i 40 anni. Sembra una contraddizione in termini, ma non è così. Secondo uno studio dell'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, quasi un laureato trentenne su 4, il 23,6%, fa un lavoro per il quale non è richiesta la laurea. E', in sostanza, sotto occupato.
La variabilità per gruppo di laurea è molto elevata e passa dal 10% dei laureati in Medicina a oltre il 40% per i laureati in Lingue e Scienze Sociali. Secondo i dati dell'Osservatorio nel 2017 degli oltre 1,7 milioni di trentenni con la laurea, il 19,5% (344.000) è privo di occupazione, e un ulteriore 19% (circa 336.000) opera in posizioni professionali che non richiedono laurea.
Chi se la passa meglio, chi peggio
In pratica solo il restante 61,5% lavora mettendo a frutto il titolo di studio conseguito. Spiccano, per livelli di dispersione del capitale umano, i 287 mila laureati trentenni in lettere, filosofia, storia (gruppo disciplinare Insegnamento) di cui 71 mila (25%) disoccupati e solo il 55,6% con una occupazione in linea con la laurea conseguita.
Il peso della laurea
Un altro elemento che emerge dai dati è il 'peso' della laurea in busta paga pesa. La remunerazione mensile media dei laureati dipendenti tra i 30 e i 39 anni è pari a 1.632 euro, il 30% in più di un occupato con la licenza media (1139 euro) e del 20% di un diplomato (1.299 euro). Non tutte le lauree, però, hanno lo stesso premio retributivo, visto che un trentenne psicologo guadagna mensilmente 1.351 euro (solo 52 euro in più di un coetaneo diplomato), mentre un ingegnere ne intasca 1.850 e un medico 1.869, cioè percepiscono oltre 550 euro in più rispetto ad un diplomato.