L'eventuale nazionalizzazione di Autostrade "sarebbe conveniente" perché "ricavi e margini tornerebbero in capo allo Stato attraverso i pedaggi, da utilizzare non per elargire dividendi agli azionisti, ma per rafforzare qualità dei servizi e sicurezza delle nostre strade": ad affermarlo è il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, in un'intervista al Corriere della Sera.
Al di là delle indagini sul crollo del ponte di Genova, Toninelli è tornato a chiedere le dimissioni dei vertici di Autostrade: "Come si può pensare che i vertici di un'azienda che non è stata in grado di evitare una strage, facendo ciò che era obbligata per contratto a fare, cioè la manutenzione, possano rimanere al proprio posto? E' semplicemente disumano".
Come si può pensare che i vertici di un’azienda che non è stata in grado di evitare una strage, facendo ciò che era obbligata per contratto a fare, cioè la manutenzione, possano rimanere al proprio posto? È semplicemente disumano
Sulla ricostruzione, il ministro ha assicurato che "non ci sarà alcuno scambio tra eventuali opere di risarcimento danni a cose e beni, semplicemente doverose e scontate, e la procedura di ritiro della concessione gia' avviata. A parte che ricostruire il ponte è comunque un obbligo in capo al concessionario".
Stiamo per mettere fine alla opacità che ha garantito il patto inconfessabile tra vecchia politica e certi potentati economici
Toninelli ha minimizzato la questione della Gronda, la nuova infrastruttura con 72 chilometri di nuovi tracciati autostradali che dovrebbe alleggerire il traffico nell'area cittadina di Genova a cui in passato M5s si è opposta. "Il tema Gronda è un falso problema, meschinamente strumentalizzato in questi giorni. Stiamo parlando di un'opera che ottimisticamente sarebbe pronta nel 2029: cosa c'entra con un ponte crollato nel 2018?". Sulla Gronda, ha aggiunto, "è in corso l'analisi costi benefici. Non abbiamo pregiudizi, ma solo la volontà comune di fare bene senza sprecare un solo euro".