Va a Elliott la battaglia per il controllo della gestione di Tim. All'assemblea dei soci, che ha battuto ogni record di presenze (67,15% il capitale rappresentato al momento del voto), la lista presentata dal fondo statunitense per il rinnovo del cda ha ottenuto il 49,84% dei voti, contro il 47,18% andato a Vivendi.
I voti contrari a entrambe le liste sono stati lo 0,60% dei presenti, il 2,38% si è astenuto. Elliott fa entrare nel board tutti e 10 i propri candidati: Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini e Rocco Sabelli.
Cosa ne sarà di Vivendi
Ai francesi restano i restanti 5 posti, che sono andati ad Amos Genish, Arnaud de Puyfontaine, Marella Moretti, Michele Valensise, Giuseppina Capaldo. Tra i bocciati eccellenti della rosa proposta dai francesi, il vice presidente uscente di Tim, Franco Bernabè.
Lunedì si riunirà a Roma il primo cda per la distribuzione delle deleghe e la nomina del nuovo presidente. "Ora è una vera public company, sono soddisfatto", ha commentato Fulvio Conti, il capolista di Elliott, il posto riservato di norma al futuro presidente.
Performance di borsa a parte, importante che diventi una vera public company, che i conflitti di interesse con gli azionisti non la danneggino più e che si acceleri su separazione rete. Monitoreremo con attenzione https://t.co/qduphaTfT4
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 4 maggio 2018
Nessuna intenzione di abbandonare la partita e di smantellare la propria partecipazione da parte di Vivendi ("siamo azionisti di lungo termine e con un profilo industriale"); anzi, con il ruolo di primo socio di Tim con il 23,9% del capitale, 5 membri nel board, "saremo molto attenti e vigili affinché la strategia di Tim non cambi", a sostegno dunque del piano industriale in vigore, ha commentato un portavoce del colosso francese dei media.
Vivendi in polemica con Cdp
Vivendi ne ha approfittato anche per togliersi un sassolino dalle scarpe nei confronti della Cassa depositi e prestiti, che si è presentata all'assemblea ritoccando ulteriormente al rialzo la propria partecipazione e votando a favore di Elliott: "Non è stata una vittoria decisa dal mercato" ma "dal fatto che la controllata dal governo Cdp ha votato per un hedge fund americano invece che per un socio di lungo termine industriale", ha aggiunto il portavoce di Vivendi, che si è detto "sorpreso da questo: ci domandiamo come un azionista controllato dal governo con soldi pubblici possa votare per un hedge fund americano di breve termine che fa copertura della sua quota e che quindi non e' qui per il lungo termine".
Ovviamente non è d'accordo Elliott che, subito dopo il voto, ha parlato di "una vittoria che manda un segnale forte all'Italia", un risultato che dimostra "che gli investitori 'impegnati' non accettano un governo societario scadente" e che "apre la strada alla creazione di valore per tutti gli azionisti".
Cosa farà adesso Elliott
Incassata una vittoria 'storica', Elliott guarda al futuro, ribadisce di "supportare pienamente il ceo Amos Genish e l'intera squadra di management che è pienamente in linea con il business plan" preparato dall'Ad uscente; ma punta anche "con impazienza" a "un dialogo costruttivo" per "un attento esame da parte del consiglio di amministrazione e del management di Tim delle varie proposte di creazione di valore" annunciate in precedenza e da Elliott stessa ammorbidite nei giorni che hanno preceduto l'assemblea.
Elliott le ha messe nero su bianco nel primo comunicato diffuso dopo aver incassato la fiducia degli azionisti: "la reintegrazione del dividendo al momento opportuno", "l'esplorazione di alternative riguardanti Netco dopo la separazione legale della rete", oltre all'eventuale conversione delle risparmio. Resta da vedere, con i paletti che sembra aver predisposto Elliott, cosa farà Genish nel prossimo futuro, dopo che aveva subordinato la permanenza in Tim all'appoggio al 'suo' piano e "alla piena fiducia di tutti gli azionisti". Un eventuale passo indietro, porterebbe al ripescaggio nel board di Bernabè e riaprirebbe le porte al suo terzo, clamoroso ritorno in Tim.