"Imparate il coding. Non perché vi vorrei tutti programmatori, ma serve ad aprire la mente". È questo il messaggio principale che Tim Cook, amministratore delegato di Apple, ha voluto lasciare a un migliaio di studenti italiani riuniti al teatro Odeon di Firenze. Cook, accolto da un vero e proprio tifo da stadio, ha risposto alle domande prima della giornalista Maria Latella, poi degli stessi studenti, chiamati per il 18esimo anniversario dell'Osservatorio Permanente Giovani - Editori di Andrea Ceccherini. E ha auspicato che tutti imparino il linguaggio di programmazione delle app. Il numero uno di Apple ha affrontato poi alcuni temi di grande attualità. Dalla web tax alle fake news, fino alla realtà aumentata.
"Apple è l'azienda che paga più tasse. Ok le regole fiscali, ma riguardino il futuro, non il passato"
Sulla web tax Cook precisa che una multinazionale dovrebbe pagare le tasse dove crea valore. "La nostra è l'azienda che paga più tasse al mondo. - spiega - Ora l'Europa ci chiede di pagare le tasse in ogni paese dove vengono commercializzati i nostri prodotti, non più solo in Irlanda, e lo faremo. Però credo che una multinazionale dovrebbe pagare le tasse nella nazione dove viene creato il valore dei suoi prodotti con ricerca e sviluppo. Nel nostro caso lo la California" (La Stampa). E a proposito della multa annunciata lo scorso anno dal commissario Ue per la concorrenza Margrethe Vestager (qui un suo profilo, sul Corriere della Sera) precisa: "Le regole fiscali si cambiano per il futuro, non per il passato".
"Fake news peggio di errori dei giornalisti, servono a polarizzare la gente"
A proposito delle fake news e dell'informazione, tema principale dell'incontro con gli studenti, Cook spiega l'importanza dell'educazione per creare cittadini più informati: "Noi di Apple - afferma - abbiamo sempre creduto che l'educazione sia fondamentale. Il pensiero critico, come quello promosso dall'Osservatorio di Andrea (Ceccherini, ndr), serve per non cadere nella trappola delle false informazioni. Le fake news sono qualcosa di diverso da un errore commesso da un giornalista: sono informazioni create apposta per dividere le persone, polarizzare la società, creare odio. E quando nella storia la gente è stata divisa non ne è mai venuto nulla di buono" (Corriere della Sera).
"La tecnologia è neutra, realtà aumenta prossima grande rivoluzione"
Il futuro poi non deve temere l'intelligenza artificiale e la realtà aumentata che sarà la prossima rivoluzione: "Voglio sia chiaro - tiene a precisare Cook - che la tecnologia di per sè non è nè buona nè cattiva, è neutra. Diventa buona o cattiva nelle mani di chi la utilizza. L'intelligenza artificiale potrà aiutarci in futuro a dover dedicare meno tempo alle cose che amiamo meno fare, per dedicare il nostro tempo a quello che ci piace di più. Mentre la realtà aumentata mi entusiasma particolarmente, permette l'incontro del mondo reale e di quello virtuale. Immaginate di parlare di un evento storico del passato e poterlo vedere concretizzarsi davanti ai propri occhi, sarebbe fantastico" (Corriere comunicazioni).
"Snowden? Non so bene ciò che è successo"
Ad uno studente che gli ha chiesto cosa ne pensasse del caso Snowden, l'ex agente della Cia che ha rivelato al mondo il programma di sorveglianza di massa dell'Nsa, Cook ha detto di non essere a conoscenza di quello che è successo, "non conosco i dettagli", eludendo la domanda per virare sull'importanza che ha per Apple la protezione dei dati personali di chi ha un iPhone.
"I Dreamers sono americani, hanno diritto di restare. Anche la mia famiglia è di migranti"
Ancora proposito della decisione di Trump di abrogare il permesso speciale di cittadinanza per i figli degli immigrati irregolari negli Usa, i Dreamers, spiega: "L'America è stata fondata migranti. Loro non hanno scelto di essere negli Usa, erano troppo piccoli, e oggi vivono, pagano le tasse, negli Usa e hanno diritto di rimanere" (Il Messaggero). Cook ricorda di essere anche lui figlio di immigrati, come tutti gli americani.
"La mia famiglia era della middle class, mio padre ha sempre fatto di tutto per la sua famiglia, ma faceva un lavoro che non gli piaceva. Questo mi ha fatto capire a 16 anni che la cosa più importante era fare un lavoro che mi piaceva davvero. E di essere decisi nel perseguire i propri obiettivi".
"Steve Jobs non amava gli yes man"
Immancabile la domanda su Steve Jobs, e il loro rapporto: "Era un genio, ossessionato dalla precisione. Ha scelto me come tutti i suoi collaboratori più stretti perché durante ogni discussione, anche accesa, argomentavo bene le mie posizioni. E lo apprezzava. Non ha mai amato gli 'yes man'".